DEI CONTI D’ARMAGNAC 2?3 municato quindi dal santo padre chiese per calmare i rimorsi di sua sorella una dispensa che gli fu ricusata e la sua passione non divenne che più violenta. Per imporre al pubblico ricorse al più abile falsario del suo tempo Antonio di Cambrai. Questi corrotto dall’oro, di concerto con Giovanni di Volterre, notaio apostolico, gli compose una bolla in virtù della quale sposò solennemente Isabella colle solite cerimonie della chiesa. Il re giustamente sdegnato di questo mostruoso matrimonio e da altri diportamenti del conte d’Armagnac, spedì Panno i454 il conte di Dammar-tin e il maresciallo di Loheac per impossessarsi delle sue terre ed anche della sua persona. Parea sulle prime volesse difendersi, ma all’ avvicinarsi delle milizie del re la più parte delle sue piazze aprirono le porte eccettuata Lcctoure che non si arrese che il terzo giorno. Il conte d’Armagnac si ritirò nell’Aragona ove avea ancora alcuni castelli. L’anno 1457 il re incaricò il parlamento di Parigi a formargli processo. Comparve l’accusato con lettere del re che avea avuto P accortezza di procurarsi ; ma essendo state dalla corte dichiarate surrette, venne arrestato e gli fu assegnata per prigione una delle stanze del palazzo. Ottenne alcuni giorni dopo la sua libertà colla condizione di noti allontanarsi da Parigi più di dieci leghe. Vedendo però che si progrediva il suo processo con un calore che dava a temerne le conseguenze, prese la fuga e si salvò nella Franca Contea. Il parlamento con decreto definitivo del giorno i3 maggio 1460 lo condannò al bando e alla confisca dei suoi beni. Allorché salì al trono Luigi XI di cui avea favorito la rivolta contro suo padre, ebbe in riconoscenza dal monarca lettera d’abolizione e fu ristabilito ne’suoi possedimenti; ma questa ricompensa di un delittuoso servigio fu pagata coll’ingratitudine che sembrava meritare. Il conte d’Àrmagnac fu infedele a Luigi XI come lo era stato a Carlo VII c nell’anno 1465 si unì ai malcontenti nella guerra del ben pubblico. Ebbe un’ altra volta la fortuna di riconciliarsi col monarca al quale nel 5 novembre i465 diede giuramento di servirlo contro chiunque; ma quasi subito dimenticò le sue promesse per abbandonarsi al proprio carattere torbido ed inquieto, sicché nel 1469 avvertito il re dei suoi nuovi progetti di rivolta fece partire il conte di T. IX. 18