•¿66 CRONOLOGIA STORICA chi. Sorprende che un fatto di tanta importanza sia stato om-messo dagli storici moderni che scrissero così la storia generale della Francia, come quella del re Carlo VI. Nondimeno Froissart ne ha dato conto colla maggior minutezza (voi. 3 eh. 90 ) e ad esso rimettiamo i nostri lettori. Qui diremo soltanto che i successi delle armi del conte d’Ar-magnac non furono tali che abbiano interamente purgato il regno da quella razza funesta che lo desolava. Fuvvi dei capi di quelle compagnie che si formarono degli stabilimenti donde fu impossibile farli sloggiare. Di questo novero fu il capitano Goii’reddo detto Tcstanera eh’ crasi usurpato il Ventadour con parecchie altre terre di cui intitolavasi sovrano c rese inutili gli sforzi combinati del conte d’Ar-magnac e del delfino d’Auvergne per costringerlo ad abbandonarlo, e convenne scendere con quell’avventuriere a negoziazione. Gli fu offerto del denaro per ritirarsi, ne fu anche tratta l’imposizione, ma fallì la trattativa. L’anno i3go con contratto del i3 maggio il contc Giovanni vendette il Charoláis a Filippo l’Ardito duca di Borgogna colla mira di esercitare i diritti cedutigli da Isabella figlia ed crede del re di Majorica contra il re d’Ara-gona. L’anno dopo egli si accinse a porre Carlo Visconti suo cograto al possesso della signoria di Milano usurpatogli da Giovanni Galeazzo Visconti di lui zio. Al quale iutra-prendimento si mostrò favorevole la corte di Francia e incaricò il contc di accordarsi coi capo-compagnie che occupavano piazze forti nel Limosino, nel Querci, nel Bouerguc, l’Angoutnoise, il Perigord e l’Agenese; e fu conchiuso il trattato generale mercè lo sborso di duecentomila lire da eseguirsi mediante un’imposta sulla Linguadoca e le altre pro-vincie che dalle guarnigioni venivano desolate. Il conte raccolse le sue truppe formandone un esercito di quindicimila uomini alla cui testa passò in Lombardia. Allorché Aucud generale dei Fiorentini nemico a Giovanni Galeazzo intese l’arrivo dei Francesi, si avanzò sino a Cremona per unirsi ad essi nel caso si avvicinassero maggiormente. Il conte d’Armagtiac era al dire di Muratori peritissimo fuor di dubbio nel mestici- della guerra, ma gli divenne fatale il disprezzo che allettava pei Lombardi. La sua prima mossa fu contra Castellazzo eli’ era stato ben fortificato da Jacopo