DEI GRAN FEUDI 99 processi degli uomini liberi meno potenti ( Capii. 3 an. 812 c;ip. 2). Questi uomini perfettamente liberi esenti da personale tributo, tenevano il potere da sò medesimi (Cod. Thcod. lib. XII tit. I lib. 6). Essi non dovevano alla nazione che il servizio militare per la difesa generale. La sola mediocrità del loro stato poteva escluderli dall’ onore di dedicars'i al re per una speciale raccomandazione -, ma non marciavano che sotto la bandiera degli ufficiali palatini o sotto quella dei conti. Questi capi comandavano il loro servigio e presiedevano al tribunale ove erano portate le loro cause. Gli uomini più possenti ottenevano colla raccomandazione titoli di dignità proporzionati al numero dei vassalli che avevano al loro omaggio. Trovansi questi signori indicati sotto il nome di vassi nell’istruzione data da Luigi il Buono ai suoi legati nell’anno 819 (Bai. Capit. tom. I col. 620). I loro inferiori, benché vassalli del re ed anche suoi legati, sono come essi chiamati vassalli; evidente diminutivo del titolo di vassi poiché l’assegno loro fissato per le spese è molto inferiore a quello dell’abate, del ministeriale e del conte. I vescovi e loro assessori giudicavano le causerei poveri, che ovunque erario loro soggetti, poiché ogni suddito della chiesa dovea presentarsi alla sua udienza. . La carta di Luigi il Buono pcgli Spagnuoli rifuggiti, prova che un tale governo sussisteva nell’815; e benché la sua alterazione divenisse poco dopo sensibilissima, non può riportarsi se non alla fine del regno seguente l’avvenimento che doveva annichilarlo. Tale rivoluzione ebbe come si è già detto cause rimo-te. Una legge di Childeberto II suppone che i duchi e i giudici avessero dei beneficii dei quali gl’importasse che i loro vassalli non si formassero delle proprietà. Il vassallaggio in secondo ordine era dunque sin d’allora estesissimo come attestano le formule di Marculfo. Sin allora i vassalli personali del re, chiamati Anlru-stions, non erano stati come i palatini degl’imperatori romani se non uomini decorati che godevano gran privilegii, e tale fu il loro stato sotto la prima stirpe. Ma Carlo Martello e Pipino essendosi fatti dei vassalli di tutti i grandi del regno col distribuire a titolo di he-