DEGLI IMPERATORI DEL GIAPPONE 67 » boli «li gioM, laddove il bianco accenna lutto: salgono a » cavallo dalla parte destra, e fanno consistere la bellezza » dei denti nell’averli neri. Per salutare qualcuno essi si » levano le scarpe spingendole un po’ lungi da sè. Mentre » noi per accogliere le visite si leviamo in piedi, essi invece » si assidono. Revono caldo nella state; portano il mantello » per casa e lo depongono quando escono. Queste usanze » così contrarie alle nostre li fanno chiamare i nostri anti-» podi morali » (Vaissette, Gcogr. tom. IV pag. 96). I Giapponesi usano nell1 aritmetica lo stesso motodo dei Chinesi. Sopra una specie di scacchiere, i cui pezzi sono di differenti colori e corrispondono alle nostre unità, decine, centinaia ecc. piantano bastoni di legno o d’avorio che hanno in cima una piccola palla c con ciò trovano tutto insieme le regole della somma, sottrazione , moltiplicazione e divisione. La loro maniera di stampare è la stessa dei Chinesi con caratteri di legno stabili, ma li superano per la precisione con cui sono incise le loro tavole, nonché per la bontà dell’inchiostro e. della carta e l’elegante composizione. Renchè si spaccino per gl’inventori delia polvere da cannone, sono però molto inferiori ai Chinesi nel maneggio delle armi da fuoco, nonché nella destrezza di formare i fuochi artificiali. Essi al pari dei Chinesi scrivono d’alto in basso, cominciando alla destra. 1 caratteri delle due nazioni furono originariamente gli stessi, ma i Giapponesi v’ introdussero dei cangiamenti che formano gran differenza tra la lor maniera, di scrivere e quella dei Chinesi, benché c gli uni e gli altri per tracciare i loro caratteri si servano di pennelli. Sembra che la lingua giapponese sia un miscuglio di diverse lingue nelle quali, la chinese ha gran parte. Se non che i Giapponesi prolungarono i monosillabi presi dai Chinesi e moltiplicarono i sinonimi per rendere armoniosa e più variata la loro lingua, la quale ha generalmente una pronuncia dolce, chiara, articolata e sonora, per cui, secondo Kaempfer, supera di molto l’idioma chinese il quaje non è che un confuso frastuono di parecchie consonanti pronunciate con tuono allettato ed una specie di canto disgustosissimo all’orecchio. Gli studii principali dei Giapponesi consistono nel ben