DEI CONTI 0 DUClil DI GUASCOGNA. i83 associò al governo l’altro suo fratello Gombaldo, il quale rimasto vedovo abbracciò lo stato ecclesiastico c possedette, come si disse, i vescovati di Aire, di Bazas, di Agen e generalmente tutti quelli della Novcmpopulania : loccliè il fece qualificare vescovo di Guascogna. L*anno 977 volendo i due fratelli riformare il monastero di Squirs 0 della Reole lo assoggettarono all’abbate di San-Benedetto sulla Loira. Gombaldo ebbe un figlio di nome Ugo die fu conte cd abbate di Condom e che dopo la morte del padre, accaduta prima del 982, gli succedette nei vescovati di Agen e di Bazas, dimettendosi poscia da quest’ultimo per rimostranze fattegli da papa Benedetto Vili. Nell’anno 982 Guglielmo Sanzio rinnovò, ossia fondò per la seconda volta l’abbazia di San-Severo-Capo-di-Guascogna, così detta egualmente clic la città alla quale essa die’ nascita per esser ivi propriamente ove comincia la Guascogna e forse anche perchè colà tenevansi gli stati della Novempopulania sotto i duchi di Guascogna, anche dopo che gl’Inglesi furono padroni di quel ducato. Sul clic è a notarsi che il diritto di convocar quelle assemblee apparteneva agli abbati di San-Severo in qualità di vicarii del ducato di Guascogna. Ecco come Guglielmo Sanzio narra l’occasione, il motivo e le circostanze di quella fondazione nella carta che fece espe-dire in tale proposito. » L’empia nazione dei Normanni, » dice egli, invase avendo le terre ch’io tengo da Dio per » diritto ereditario, qucis mihi Deus jure kereditario Ira-dere dignatus est, mi recai alla tomba del santo martire » Severo ad invocare la sua protezione centra que’barbari »promettendo ov’egli mi rendesse vittorioso di assoggetti targli tutto lo stato sommesso al mio dominio, come fatto « aveva Adriano re (cioè probabilmente governatore roma-» no) dello stesso paese ed obbligandomi ad erigere invece » di una piccola chiesa che quel principe avea in suo onore » edificata, un monastero ampio e magnifico. Dopo questo » voto commessa battaglia contro quella maledetta truppa » vidi apparire alla testa della mia il santo martire mon-» tato sopra un bianco cavallo e coperto d’armi brillanti » colle quali stese a terra parecchi migliaia di que’scelle-» rati e li mandò all’ inferno. Giunto al colmo de’ miei » desidcrii con un’ ultima vittoria, mi affrettai a sciogliere