DELL’ AMERICA i?5 Stato della civilizzazione dei peruviani all’arrivo degli spagnuoli. I peruviani essendo senza contrasto il popolo il più civilizzato del Nuovo Mondo, abbiamo creduto di dover dedicare un articolo speciale per offrire un’idea dello stato delle loro cognizioni nell’agricoltura, nelle arti meccaniche cd industriali e nella scienza del governo, all’epoca in cui giunsero colà gli europei. L’abate Raynal, parlando del Perù, nella sua celebre Storia filosofica delle Due Indie, tratta come favole le descrizioni che gli autori spagnuoli hanno dato circa la prodigiosa quantità delle città di questo paese innalzate con tanta cura e tante spese, quei maestosi palagi destinati alla dimora degl’ incas nel luogo di loro residenza e durante i loro viaggi, le piazze di guerra che cuoprivano l’impero; quegli acquidotti e que’serbatoi paragonabili a ciò clic 1’ antichità ci ha lasciato in questo genere di più magnifico; quelle grandiose strade che rendevano le comunicazioni cosi facili, que’ponti tanto celebrati, le meraviglie attribuite a que’’(juipos i quali surrogavano appo i peruviani l’arte dello scrivere ch’era ad essi sconosciuta (i); ma le ruine e gli avanzi che ancora esistono attestano la realtà delle relazioni spagnuole, che furono dappoi confermate da quelle degli accademici francesi c dei viaggiatori stimabili di varie nazioni. I peruviani adopravano le canne in varii usi; entravano esse nella costruzione delle loro capanne, e servivano pure per costruire tavole, panche, travi, pilastri, pertiche, braccia per le lettighe cd alberi per le zatte. Queste canne, che hanno d’ordinario da sci ad otto tese di lunghezza sovra sei pollici di Spagna di diametro, sono molto forti. Facevano uso delle foglie di vijahuas per cuoprire le case, involgere il pesce, il sale ed ogni altro articolo che spedivano nei monti. Queste foglie hanno cinque piedi di lunghezza sovra due e mezzo di larghezza. 1 bejuehi o legami dei boschi (i) Storia Glosofica e politica degli stabilimenti e del commercio degli europei nella Due Indie; lib. VII, voi. II, edizione di Ginetra, in 4-°, 111°-