DELL' AMERICA ilìg sta guerra disastrosa, ritornò a Cuzco, d’onde ripartì poco dopo per visitare i suoi Stali. Intraprese un’ altra spedizione centra le provinole di CJiinchasuyu al nord di Cuzco. Soggiogò in breve tempo quelle di Huanucu, la contrada di Palla che produce il delizioso frutto dello stesso nome, la provincia dei canari, chiamata Matiuma ovvero teste di zucche (cabeza de ca-labaza) dagli altri indiani, perchè gli abitanti portavano dei berretti di zucche; e quella di Tumipampa (i). L’ inca essendo rimasto alcuni anni in riposo, penetrò col suo esercito fino ai confini di Tumipampa, e si rese facilmente padrone di varie provincie sterili e poco popolate che aveano un’estensione di cinquanta leghe di larghezza sulle frontiere di Quito. Le principali si chiamavano Can-clian, Moca, Quesna e Pumallacta o Territorio dei Leoni ; e le altr.' Ticzapi, Tiucassa, Cayampi, Urcollasu, Tincuracu, ecc. Frattanto giunsero ambasciatori spediti da alcuni abitanti più all’ occidente (2) verso i confini della provincia dagli spagnuoli chiamata Puerto Viejo, a pregare Finca di riceverli fra’ suoi vassalli e di spedir loro genti atte ad instruirli. Arresosi questo principe a’Ioro desideri!, gl’inviati furono in seguito massacrati da que’ barbari; e I inca a-vendo compiuta la conquista di queste provincie, ritornò a Cuzco. Alcuni anni dopo condusse un esercito di qnaranta-mila uomini contra il regno di Quito che avea settanta leghe di lunghezza sovra trenta di larghezza. Questa guerra durava da due anni, allorché fece venire suo tiglio primogenito Iluayna Capac in elà allora di venti anni con un rinforzo di dodicimila uomini e gli affidò la cura di proseguirla. Questo giovane principe soggiogò il regno ili capo a tre anni, dopo di che innalzò al Sole un tempio, ed una casa per le vergini scelte, assieme a varii altri Ìiubblici edifizii e ad un gran numero d’ acquidotti per ’ irrigazione delle campagne. (1) Pietro de Cieza, nel 44-° capit. della sua opera, dà una descrizione dei templi e dei palagi che si trovavano nelle provincie dei Canari fino a Tumipampa, che gli spaprnuoli chiamano Tome-Bamba. (3) Pietro de Cieza dà la descrizione di questo paese (cap. 47') T.'X’P/IIl.* 12