232 CRONOLOGIA STORICA smeraldi fini ed oro pel valore di ventimila castellanos (i). Fece trasportare queste ricchezze a bordo di due de’ suoi navigli, e ne spedì uno a Panama, e l’altro a Nicaragua sotto la condotta di Bartolomeo d’Aguilar per recare colà un’idea della ricchezza del paese e procurare rinforzi d’uomini e cavalli. Gl’indigeni di Quaco avevano tutti preso la fuga all’ avvicinarsi degli spagnuoli, e non si trovò nel paese clic il caeico il quale s’efa appiattato nella propria casa. Gli spagnuoli lo persuasero a richiamare i suoi sudditi, i quali ritornarono tutti con provvigioni, ma non tardarono a riguadagnare i loro monti. Rappresentarono gli spagnuoli come « briganti montati sovra grandi cavalli che correvano come il ventp cd armati di lance molto acuminate e di sciable che tagliavano tutto quello ch’incontravano. » E questo il racconto che fecero ai governatori i quali trasmisero a Cuzco la nuova dell’ approssimarsi dei casigliani. Ne’sette mesi che gli spagnuoli soggiornarono a Quaco. furono per la maggior parte attaccati da un male orribile, conosciuto sotto il nome di mal de las Verrugas. Quest'erano verruche o pustule nere della grossezza d’un fico a cui pure rassomigliavano per la forma. Gli uni dicevano essere prodotte dal pesce avvelenato che gl’ indiani aveano ad essi somministrato, altri le attribuivano all’acqua avvelenata di cui gli spagnuoli aveano fatto uso; ma Pizarro attribuendole all’insalubrità del clima, abbandonò il paese e si recò a Passao, ove venne perfettamente bene accolto. Superò poscia il fiume della baia de los Caracúes, e giunse ad una città i cui abitanti non osarono disputare l’ingresso agli spagnuoli per timore delle loro armi e dei loro cavalli. Uccisero tuttavia due soldati ed aveano conceputo il disegno di massacrarli tutti, allorché Pizarro passò nella provincia di Pueito Viejo, o Porto Vecchio, di cui facilmente s’impadronì nell’assenza del ca-cico ch’erasi recato a far la guerra ad uno de’suoi vicini. Rinvenne colà un rinforzo di trenta spagnuoli e do- (1) Moneta d oro del valore di quattordici reali e circa dieciotto denari, ossia tre lire e quattordici soldi di Francia.