DEI DUCIII DI LOTIIIER E DI BRABANTE 109 ultimo, Goffredo, levata la maschera, corse con Baldovino tutto il paese, e portò la morte cd il guasto nell’intera Lorena fino alle sponde del Reno; tutte le piazze aperte divennero preda de’suoi soldati, e poi delle fiamme, se pure non si liberavano coll’oro da questa sventura. Impadronitosi di Ni-mega, v’incendiò il superbo palazzo di Carlomagno; e nel 25 agosto dell’anno medesimo fece provare un'egual sorte alla città di Verdun ed alla sua cattedrale, di cui giusta Ugo di Flavigni, avea già prima derubato il tesoro. Però altri riferiscono invece che questo venisse dalle fiamme consunto. Lo sdegno del duca, secondo Lorenzo di Liegi, da ciò procedeva che l’imperatore gli avea negata la contea di Verdun per darla in mano al vescovo Biccardo con facdltà di disporne a favore di chi meglio gli andasse a grado. Era dessa agli occhi di Goffredo una usurpazione del suo patrimonio, essendoché i suoi maggiori avevano altrevolte goduto di questa contrada. Egli, se stiamo allo stesso scrittore, venne a capo di poterla ricuperare; senonchè si scorgono nella narrazione di esso tali inesattezze che ne affievoliscono l’autorità. Egli è poi necessariamente mestieri di abbandonarlo quanto alla data di questo avvenimento, eh’ei colloca nel 1048 od anche nel io5o; perocché senza accorgersi si contraddice da se medesimo. Nulla osta per altro di credere dietro le sue asserzioni che il duca avesse voluto risparmiare i templi e massime la cattedrale; anzi non tardiamo a ritenere con esso, che Goffredo manifestasse un vivo rammarico per lo incendio di questo edifizio; che dopo avere restituite alla chiesa di Verdun le terre usurpatele, ed aggiunte a queste altre ancora per risareirnela in qualche parte dei danni sofferti, ei comparisse in pubblico quasi ignudo e scalzo, trascinandosi sulle ginocchia dall’estremo punto della città' fino alla cattedrale, ove ricevette la disciplina; ch’egli riscattasse la sua capigliatura, cui la pratica ordinaria dei pubblici penitenti l’obbligava a-recidersi, con una grande somma di denaro, cui donava alla chiesa; e che non pago di farla ricostruire, almeno in parte, a sue spese, si ponesse fra il numero degli operai, servendo egli stesso ai muratori. Tuttavia la guerra continuava sempre tra Goffredo cd il duca Alberto suo rivale. Ora essendo quest’ ultimo entrato verso l’ottobre del 1048 nelle terre della bassa Lo-