DEI VESCOVI E PRINCIPI DI LIEGI 3o5 ed abbellire la città di Liegi, ma per provvedere alla sicurezza della provincia ne fece ristorare le più importanti fortezze, e pose singolarmente attenzione alla cittadella di Iliii. Nel i5io egli riedificò il castello d’Hierges, che era stato da capo a fondo distrutto sotto il governo di Luigi di Borbone; e fu nello stesso anno, secondo Chappeauville, 0 meglio nel susseguente, che il re Luigi XII lo inviò col carattere d’ambasciatore appo l’imperator Massimiliano per farlo persistere nell’alleanza già stretta mercè il trattato di Cambrai contro dei Veneziani. Come poi il pontefice Giulio lì erasi già levato dalla lega, il clero secondario di Liegi colse il destro di questa ambasciata, che certo non poteva tornar gradita al pontefice, per domandare allo stes> so volesse estendere i privilegi di esenzione che i pontefici Nicola V e Sisto IV gli avevano concessi. Giulio fece luogo all’istanza assegnando quali superiori immediati di questo clero i decani di San-Pietro di Liegi, di Lovanio e di Bois-le-Duc. Tale è l’origine dell’esenzione, in base della quale si crearono successivamente diversi vescovadi cogli smembramenti di quello di Liegi. Narrasi che Adriano Fiorenzo, già precettore di Carlo Quinto e poscia pontefice, fosse quegli che consigliasse ad implorare questa esenzione; consiglio che posteriormente, a quanto si dice, gli cagionò dispiacere. Erardo nel i5 gennaio del 1515 (N. S.) si pose in viaggio per assistere alla consecrazione di Francesco I, e nel 1518 abbandonò il partito di questo principe, cui fino allora era rimasto aderente, per abbracciare quello di Carlo Quinto. Si crede 'che i mali trattamenti del re di Francia determinassero l’animo suo a siffatta risoluzione: ecco il motivo più plausibile che ci si addita di un tal cangiamento. Erardo aveva indotto Francesco I a sollecitare per lui il cappello 'cardinalizio; ma mentre il monarca dava mano in Roma a queste pratiche, la duchessa d’Angouleme, vinta dalla promessa di una somma di quarantamila scudi, scrisse in nome del re suo figlio, senza però eh’ egli ne avesse contezza, a papa Leone X ed all’ambasciatore di 1 rancia come egli desiderasse piuttosto un tal onore per 1 arcivescovo di Rourges fratello di Boyer tesoriere del suo erario (che avea promessi i quaiautamila scudi) di quello T. XIV. 20 y