DEI VESCOVI E PRINCIPI DI LIEGI dilli. Esse in vero erano molto dure, ma le circostanze non permettevano si potesse rifiutarle. Ei quindi partiva a' 28 di novembre lasciando al signor d’Imbercourt la cura di far eguagliare al suolo le mura e le fortificazioni della città giusta un articolo del trattato di pace. Intanto giunto a Liegi nel 1468 il legato pontificio levava pubblicamente iiell’8 maggio P interdetto al quale già da cinque anni erasi la città sottoposta, ed il divino servigio che in tutto quel tempo era rimasto interrotto veniva nuovamente ristabilito. Luigi di Borbone, che nelle ultime turbolenze erasi fatto consecrare, ufficiò nel giorno della Pentecoste. Liegi cominciava allora a godere de’vantaggi della pace; ma non andò guari che trovavasi di nuovo immersa negli orrori della sedizione. Profittando i banditi dell’ assenza del vescovo e del signor d’Imbercourt che trovavansi a Tongres, non che della lontananza del duca di Bprgogna, occupato allora in una guerra col re di Francia, rientravano in Liegi colle armi alla mano, forzando 1 cittadini a sollevarsi novellamente, ed agli 8 d’ottobre recatisi a prendere il vescovo a Tongres, lo riconducevano a forza in Liegi dopo avere massacrati per via sei dei più fidati tra’suoi canonici con dieci altre persone del di lui seguito. Allora alcuni testimoni di questo fatto corsero ad avvertirne il duca di Borgogna a Peronne, ov’ era a que’ giorni insieme col re per maneggiare la pace. Amplificando il male essi accertarono che il vescovo ed il signor d’Imbercourt non erano rimasti esenti dal macello, ed attestarono in oltre di avere osservati in quella comitiva gli ambasciatori del re, di cui anche ricordarono il nome. Preso da sdegno a tale racconto il duca fece «chiudere le porte del castello, ove il re soggiornava, lo ritenne prigione tre giorni, e costrinsclo a marciar secolui ad oggetto di ridurre al dovere quelli di Liegi. Nel 22 di ottobre l’armata de’Borgognoni cominciava a prendere stanza nei sobborghi di Liegi, la quale città quantunque smantellata osò tuttavia di sostener ancora un assedio. Nel di 29 gli assediati in numero di seicento fecero nottetempo una sortita per sorprendere il re ed il duca nei loro alloggiamenti, e poco mancò, se stiamo a Filippo Comi-nes ocular testimonio, non vi riuscissero. Il giorno appresso, che era di domenica, la città fu presa d’assalto;