DEI VESCOVI E PRINCIPI DI LIEGI cesi. Ricominciarono i matrimoni dei preti, le bestemmie, gli spergiuri, i latrocini si moltiplicarono di mano in mano che restavano più impuniti. Un solo uomo tuttavia levava alto la voce contro abusi così biasimevoli: era questi un virtuoso sacerdote di nome Lamberto, soprannominato ora il Ualbo od il Beggh, ora di San-Cristoforo dal titolare d’ una chiesa ch’egli avea fatta erigere. Questi rimprocciò agramente i costumi de’suoi concittadini, minacciando loro il divino sdegno se non cangiavano tenore di vita; ma le veementi c patetiche sue predicazioni fecero una sensazione tutta opposta sopra il clero ed il popolo. Un buon numero di laici, riconoscendo la sregolatezza in che i loro pastori gli avean tratti, vennero ad unirsi al nuovo Geremia, e si posero sotto la sua direzione. Lamberto scelse allora fra i più bollenti dell’ uno e dall’ altro sesso coloro il cui stato era libero, e ne compose due congregazioni religiose, una di monache, le quali furono appellate le Balbuzienti, l’altro di uomini che si appellarono i Balbi. Ma i chierici tuttavia si mantenevano ostinatamente sordi alle di lui voci: da principio non accoglievano che con disprezzo le sue censure ; ma scorgendo in seguito che, come più si mostravano incorreggibili, più egli alzava le grida, la indifferenza loro cangiossi in furore. Fu ad istigazione di essi che il vescovo fece arrestare Lamberto nella chiesa di Santa-Maria, ove si stava pregando, e lo rinchiuse nel castello di Rivogne, prigionia della quale approfittò egli per tradurre gli atti degli Apostoli in lingua francese. Liberatone qualche tempo dopo, recossi a lìoma, ove il pontefice ascoltò assai commosso la sconfortante pittura dello stato della chiesa di Liegi e delle persecuzioni che gli aveva tratte addosso il suo zelo. Il santo padre, dopo averlo colmato di encomi, confermò la sua missione, approvando il duplice istituto che avea statuito. L’autore della gran cronaca belgica riferisce ch’egli cessò di vivere al suo ritorno; ma Gilles d’Orvai per lo contrario assicura, e con più-verosimiglianza, ch’egli ri patrio c, ripigliate le sue funzioni, costrusse la chiesa di San-Cristoforo, di cui poscia portò il soprannome. Tuttavia l’uno e l’altro storico si accordano con Alberico nel porre la sua morte Panno 1177; epoca adottata da tutti gli storici moderni, eccettuatone Auberl le Mire,