DEI DUCHI DI ZERINGEN 533 di questo avvenimento, vero o falso che sia, Berna porta nell’armi sue un orso, e tutto giorno mantiene uno di questi animali nelle sue fosse. Il duca di Zeringen possedeva presso questa città il castello di Nideck, residenza del suo landvogt, cioè di quello che amministrava la giustizia in di lui nome, nella piccola Borgogna. Gli antichi indicarono l’autore della fondazione della città di Berna con questo acrostico : Et dux Bertholdus Bcruai/i struxissc notatur. Bertoldo, avendo cercato di far valere gli antichi diritti della sua famiglia sul ducato di Svevia , cadde in disgrazia dell’imperatore Enrico VI, il quale diè commissione a Corrado suo fratello, duca di Svevia e d’ Alsazia, di portar contro di esso la guerra. Venuto poi Corrado a mancare nel 1196 a Dourlac, mentre la spedizione era sul suo principio, venne ad esso sostituito in questo ducato suo fratello Filippo. Nell’anno seguente Enrico medesimo chiudeva i suoi giorni; sicché, rimasto con ciò vacante il trono germanico, Filippo duca di Svevia e d’Alsazia si rese signore degl’imperiali ornamenti, e spiegò nell’assemblea di Haguenau, tenutasi nelle feste del Natale del 1107, il desiderio eh’ egli ave^a di succedere al proprio fratello. Della precipitosa sua elezione, seguita nel G marzo del 1198, si adontarono molti principi dell’impero raccolti prima ad An-dernac, indi a Cologna; e quindi gli arcivescovi di Cotogna c di Treviri, Enrico conte palatino del Reno e varii altri vescovi e signori conferirono allora la corona al duca di Zeringen. Rertoldo l’accettò, ma riflettendo ben tosto di non essere quanto bastava potente per far valere la propria elezione contro Filippo, vi rinunziò a favore di lui, venendo col medesimo ad una transazione, mediante la somma di dodicimila marchi d’argento, cioè a dire seicento-quarantaunmilacinquecento lire tornesi dell’attuale moneta francese (1787). Se noi vogliamo attenerci alla cronaca di Corrado abate d’ Usperg, non fu già il merito personale del duca di Zeringen, ma bensì la sua grande opulenza che gli attirò lo sguardo di tutti pella successione all’impero: egli ce Io rappresenta come un signore rotto ad ogni speci« di vizi e dominato da una estrema avarizia. Uopo è per altro notare che il racconto di un ghibellino contro di uh oguelf tanto più dev’esserne sospetto in quanto che gli altri