DEGLI ARCIVESCOVI DI TREVIRI 33g riusciva, mentre Adalberone si vide costretto a cedergli il palazzo di Treviri, non meno clic tutte le castella dipendenti da quella chiesa, ed a tornarsene nel monastero o nella collegiata di San-Paolino di Treviri, di cui era prevosto. Nel 6 gennaio del 1017 Poppone fu consecrato arcivescovo, e, nell’8 del seguente aprile, papa Benedetto Vili gli inviava il palliarli. Nel 1018 Enrico li gli fece dono del di lui palazzo a Coblenza con tutte le dipendenze, e intorno allo stesso tempo confermò le immunità della chiesa di Treviri, con diploma, che è però senza data. Poppone nel seguente anno all’incirca rialzava la chiesa di San-Pietro, già rovinosa, e le dava nuova forma. Nel 1028 intraprese, giusta Alberico, il pellegrinaggio di Terra-Santa. II B. II. Simeone, che lo accompagnava in questo viaggio, poco dopo chiudevasi in un chiostro. Durante l’assenza di Poppone, Gilberto conte di Luxemburgo invadeva le terre della chiesa di Treviri e le poneva a sacco (Vedi i conti di Luxemburgo ). Nel io36 Tieftiido, protettore della chiesa di Treviri, sposò contro i canoni una sua parente in quinto grado (secondo il diritto civile che allora dava norma ai gradi di consanguineità nei matrimoni), c volendo ritenerla in-dirizzossi all’arcivescovo Poppone, onde ottenerne dispensa. Osserva il signore di Hontheim su questo proposito che la disciplina moderna, la quale ordina di rivolgersi al papa per fare levar gl’impedimenti al matrimonio, allora non era in uso, e che si stabilì molto tempo dopo, poiché questa riserva non era nemmeno annunciata nelle decretali di Gregorio IX. Poppone accordava la dispensa, ma non però gratuitamente, che Tieffrido fu obbligato a dare dodici• manse (duodecirn mansos) alla chiesa di Treviri. Era una mansa quella quantità di terra che un giogo di buoi può lavorare in un anno, 0 che basta al mantenimento di una famiglia di contadini} ciò che corrisponde, per giudizio degli agricoli, a sessantaquattro arpenti. Secondo questo ragguaglio le seimilaseicentocinquanta manse che l’abate di San-Massimino cedette all’imperatore Enrico II l’anno 1023 (De Hontheim, Hist. Diplom. Trevir., tom. I, pag. 358) formerebbero quattrocentoventicinquemilaseicento ar-p'enti-, cosa che sembra impossibile.