DEGLI ARCIVESCOVI DI COLOGNA a55 derico, steso iti riguardo all’abazia di Bcaupré nel iG ottobre mentre trovavasi all’assedio di Crema, dal medesimo sottosegnato con tale qualificativa. Egli in questo diploma s’intitola arcivescovo, mentre in un altro del iitìt non appellasi che eletto di Cologna. Intanto era morto Adriano; ed essendo i voti divisi riguardo alla scelta del successore, alcuni elessero Rolando o Alessandro III, altri Ottaviano detto Vittore III. Allora, per dar termine alla qui-stione, l’imperatore citò i due contendenti a comparire al concilio da lui aggiornato a Pavia pel febbraio del 1160. Ottaviano vi si recava accompagnato da cinquanta vescovi, nel numero de’quali si trovò pure Rinaldo. Essendosi però l’assemblea spiegata a favore di Ottaviano, Rinaldo ebbe commissione di portare la di lei lettera sinodica in Francia, affine di far ivi approvare dal re, dai prelati e dai grandi l’elezione di questo papa; ma egli non vi riuscì in cotale ambasciata. L’imperatore, fatto ritorno in Alemagna, spediva oltramonti nel 1162 l’arcivescovo di Cologna col titolo di vicario dell’impero, affinchè ivi assestasse gli affari da lui lasciati in sospeso \Acerb. Morena, t. I, Scr. Bruns-wic., pag. 8òg). Fu appunto in questo viaggio ch’egli ottenne i corpi de’tre magi per la sua chiesa, siccome notano Ottone di San-Biagio e Dodechino, autori contemporanei, e non già nel 1164, come scrive Goffredo di San-Pantaleone. Noi abbiamo sott’occhio la lettera ch’egli indirizzò a que’di Cologna, in cui annunzia loro, come dovea porsi in viaggio pel suo ritorno il dì 11 giugno con queste reliquie (Bolland., tom. Ili, pag. 287, n.° 35). Ei giunse in questa città nella vigilia di san Jacopo, cioè a’24 luglio. Federico lo spedì qual messaggiero al re di Francia Luigi il Giovane, per ¡scusarsi secolui di non averlo aspettato al ponte di San-Giovanni di Laune, ove aveano convenuto d’unirsi in una conferenza. Binaldo, avendo nel 1164 accompagnato Federico in un secondo viaggio d’Italia, venne avvertito che il fratello di questo principe, Corrado palatino del Reno, poneva a guasto i suoi territori: dunque tostamente egli ordinava ai suoi uffiziali che si mettessero al dovere di respingere l’inimico. Infatti lo si obbedì; e presso Andernac fu raccolta una prodigiosa quantità di genti, le quali ricambiarono al