DEGLI ARCIVESCOVI DI MAGONZA i3i
singa, ilum regnutn vacat, Moguntini archiepiscopi, ab anticjuioribus esse traditur (De Gest. Frcder., l I, e. 16). E fu egli che determinò i voti dell’assemblea a favore di Lotario in preferenza di Federico d’Ilohenstaufen duca di Alsazia e di S.vevia; e ciò per uniformarsi al desiderio <li papa Onorio II e del re di Francia (V. i duchi d’Alsazia alla pag. 68, col. 1 ).
     Negli atti di ostilità che seguirono poi fra questi due rivali, Alberto mostrò sempre un sommo zelo pel vantaggio del primo; egli lo accompagnò in varie sue spedizioni, e culle sue rimostranze distolse un gran numero di signori dal partito de’suoi nemici. Questo prelato chiuse i suoi giorni, giusta la cronaca di Stederburgo, nel i/{ luglio del 1137, e fu seppellito a’34 dello stesso mese nell’abazia d’Erbach, da lui stesso fondata.
ALBERTO II.
    1138. ALBERTO, figlio di Federico di Saarbruck fratello di Alberto I, gli succedette nella sede di Magonza, mercè elezione seguita verso il finir dell’aprile 113S alla presenza di Corrado nuovo re di Germania. Egli era precedentemente prevosto di S,an-Pietro di Magonza, e la sua ordinazione si eseguì a Bamberga per mano di Ottone vescovo di questa città la domenica dell’ottava della Pentecoste (29 maggio) dello stesso anno, e non già del seguente, come scrive Serario in seguito ad Ottone di Frisinga. Nel n4o egli recossi a Roma, chiamatovi dal pontefice In-nocenzio II, per alfari che noi ignoriamo; ed ivi ricevette da lui il titolo di legato della santa sede, che l’uso solca unire alla sua dignità, e che il papa gli confermò. Nel 11^1 egli si lasciava trascinare nella congiura dei signori sassoni, che tentarono di far annullare come surrettizia l’elezione dell’imperatore Corrado seguita nel 1138 ( Ott. Frising. Chron.); ma egli non durava gran pezza nell’illusione, essendosi poco dopo riconciliato con questo principe, ed avendo promesso di seguirlo nella crociata, che fi» d’allora stava meditando, ma che ebbe luogo soltanto nel 1147. ^a morte quindi non permise al prelato di mandare ad difetto l’impromisione, poiché lo tolse al mondo