DEGLI ARCIVESCOVI DI TREVIRI 393 pressoché indipendente. Ora l’arcivescovo Giovanni, senza saputa del quale cransi questi accordati, li tè rivocare: ecco sorgere quindi una sedizione fra i cittadini di Bop-part, i quali cacciato via lo Scultet, ovvero luogotenente dell’arcivescovo, assediarono la lor cittadella, difesa da una fievole guarnigione. Avendo però l’arcivescovo chiamato in soccorso l’elettor palatino, il langravio di Ifesse, il marchese di Bade e altri principi, con una armata di dodici mila uomini pose l’assedio dinanzi a Boppart nel 24 giugno del 14975 e costrinse a rendersi il 3 giugno seguente (Hist. Diplom. Trcvir., tom. II, pag. 5o5). Fu il conte palatino del ramo di Simmeren, che dettò gli articoli della capitolazione, de’quali il più essenzial disponeva che la città rientrerebbe sotto la giurisdizione dell’arcivescovo, siccome lo era stata dapprima. Per provvedere alle spese di questa guerra, terminatasi nel 1497 ì prelato dovette ricorrere a prestiti, che eccitarono varie querele presso dei suoi canonici. Nell’anno stesso, ovvero nel i498 (e non i493, coiti,« sta scritto nella storia diplomatica di Treviri per errore di tipografia), Giovanni di Bade volendo conservare l’arcivescovado di Treviri nella sua famiglia, ottenne da papa Alessandro VI per suo coadiutore, insciente il proprio capitolo, Jacopo di Bade suo nipote, peisonaggio assai conosciuto alla corte di questo pontefice. Allorché però la bolla emessa su tale proposito venne a cognizione del capitolo, il decano e molti canonici si opposero al suo eseguimento. Il papa nell’anno i5oi per costringerli a desistere dalla opposizione, minacciò loro la scomunica ; non tenendo gli oppositori in conto veruno codeste minacce, Alessandro nel seguente anno ne venne all’esecuzione. L’arcivescovo Giovanni di Bade chiuse i suoi giorni a’9 febbraio del i5o3 nel suo castello di Ehrenbreistcin in età di sessantanove anni, ed il suo cadavere fu sepolto nella cattedrale. Gli scrittori di Treviri levano a ciclo la sua giustizia c liberalità, ma confessano in pari tempo clic i suoi beneficii non gli procacciarono che tanti ingrati fra coloro che li ricevettero, ovvero de’malcontenti in quelli che non ne furono messi a parte. Tritemo, che viveva familiarmente con esso, a tra cause attribuisce i grandi debiti che lasciava morcn-