DEI MASTRI PROV. DELL’ORD. TEUT. EC. 655 ciale di Livonia. Avvenne che mentre egli trovavasi a fronte dei Russi e dei Lituani ribelli contro il loro monarca, i Samogiti si gettassero sulla Curlandia, e sbaragliassero il commendatore di Goldingen, il quale lasciava sul campo di battaglia trentatre cavalieri dell’ordine con grande numero di soldati. Allora Burcardo, udita sì fatta nuova, tor-nossene indietro; e come i Samogiti s’erano già ritirati, si insignorì a prima giunta di una fortezza dei Semigalli, ed eresse il castello di Doblen. Egli univasi quindi co’suoi Livorni ai cavalieri di Prussia; ma nel luglio i25<) veniva rotto insieme con essi a Durben, ove i Teutonici perdettero nell’azione non poche genti, fra cui il mastro di Livonia, il maresciallo di Prussia e centocinquanta cavalieri dell’ ordine. Vili. ANDREA. ANDREA, di cui s’ignora il .nome di famiglia, non è conosciuto che in forza di un atto di Mendog in data del giugno 1260, col quale ei donava il regno di Lituania ai cavalieri Teutonici nel caso che fosse venuto a mancar senza figli; donazione per altro- la quale non era che uno spe-diente trovato per chiudere gli ocelli ai cavalieri rispetto alla sua lega coi Prussiani. Infatti tre mesi dopo Mendog apostatava dal cristianesimo, abbandonando il titolo di re, che il pontefice gli avea conferito per ripigliare quello di granduca, ed indulse con quésto tutti i suoi sudditi ribellati ad unirsi sotto le sue bandiere; dopo di che fece orribile macello de’cristiani, tanto della Polonia che della Prussia, e consegnò al supplizio i cavalieri di Livonia clic si trovavano alla sua corte, e che avea messi nel possesso eventuale de’propri stati. Égli è assai verisimile che Andrea fosse nel novero di questi infelici. IX. GIORGIO d’EICHSTET. GIORGIO d’EICHSTET fu rotto dai Lituani e dai Samogiti, che tuttavia consentirono si stipulasse una tregua. Avendo poi gli abitatori dell’isola di Ocsel prese le