DEGLI ARCIVESCOVI DI MAGDEBURGO 6o3 un gran numero, anche fra il corpo de’magistrati, colle donne e co’ fanciulli. 11 duca di Sassonia, come burgravi« di questa città, volle interporsi a loro favore, ma non venne punto ascoltato; ciò che cagionava una discordia che durò varii anni, senza che però si venisse alle armi. Frattanto Lutero ne’ suoi scritti e sermoni pubblicamente declamava contro di Alberto, rappresentandolo come il più grande persecutore dell’evangelio, ed esortando i suoi uditori a chiedere a Dio la di lui morte. Alberto nel 1538 si congiunse alla lega formatasi dai cattolici a Norimberga; ma avendo nel seguente anno tutta la marca di Brandrburgo abbracciato il luteranismo, dovette concedere alle città di Magdeburgo e d’Halberstadt l’esercizio di questa religione, colla clausola per altro che le chiese e i monasteri rimarrebbero nel medesimo stato: la città di Halla, in assenza del cardinale nel 1541, strappava dal suo coadiutore la medesima concessione. Alberto chiuse i suoi giorni a’ 24 settembre i545 in un castello di. Aschailcmburgo (Vedi gli arcivescovi di Magonza). Fu questi il protettore dei dotti, dei quali molti frequentavano la sua .corte. Erasmo ed Ulrico Huttcn fecero il suo elogio, rivendicandolo cosi dalle declamazioni di Lutero, che il Paul! giudica egli stesso eccessive. GIOVANNI ALBERTO. 1545. GIOVANNI ALBERTO, nato a’20 settembre« 1499, già coadiutore di Alberto V nell’arcivescovado di Magdeburgo e nel vescovado d’Halberstadt, a lui succedette in codeste chiese. Queste due città veramente stettero alquanto in forse prima di riconoscerlo, e la seconda non assentì di prestargli omaggio che dopo essersi accomodata con esso rispetto al suo burgraviato, mercè l’interposizione dell’clettor di Sassonia. Però l’arcivescovo, per districarsi delle pastoie che l’elettore gli aveva poste, indusse Maurizio duca di Sassonia, congiunto, ma pur nemico dell’elettore, a farsi protettor dei suoi due vescovadi; dopo di che Maurizio si recò a sorprendere la città di Halla, e vi diede la legge. L’elettore, fatto consapevole di quanto era avvenuto, intimò guerra all’arcivescovo; ed avendogli la