IX Nelle seconda parte croato-italiana, che ora si trova in corso di stampa e fa parte intrinseca, immediata e indispensabile di questa prima parte completandola, i vocaboli croati (sia sostantivi, aggettivi, che verbi) sono svolti e spiegati con un metodo nuovo, praticissimo e istruttivo; metodo tutto nostro, speciale, che oltremodo facilita lo studio di questa lingua. Studio che ora si rende necessario per ragioni di buon vicinato, per conoscerci meglio, poiché il ben comprendersi è fondamento del bene amarsi, come pure vale per quell’ importanza particolare che la nostra lingua tiene nello studio delle lingue slave. Il posto che l’italiana tiene nelle lingue romanze, lo tiene la croata nelle slave. Già al Congresso slavo tenuto, nel 1911., a Mosca, si volle proclamare la lingua croata quale lingua ufficiosa degli slavi (si è, poi, desistito soltanto con riguardo ai russi come nazione favorita). Sta però il fatto che chi conosce il croato, per 1’ 80°/o conosce lo sloveno, per il 60°/o il russo e il bulgaro, per il 50°/o il boemo e per il 30°/o il polacco. Queste proporzioni sono approssimative, ma significative. Non parlo poi della bellezza, della forza e dell’ armonia di questa lingua che per ricchezza di vocaboli è la più vicina delle lingue slave all’ italiana e per varietà d’ accento non c’ è lingua che la superi. »Più efficace dell’ italiana e della latina — scriveva il nostro grande Dalmata, Niccolò Tommaseo, che tanta gloria portò all’ Italia coll’ alto sapere e colle esimie virtù di uomo e di cittadino — e non meno ricca della greca, è la lingua nostra nel contemperamento della soavità con la forza, e nell’ uso di quelle particelle possenti, che fanno il pensiero penetrare nelle più sottili pieghe delle cose; che aggiungono al vocabolo virtù decupla, quasi cifra accoppiata con cifra; e, per mezzo di un leggerissimo suono rinnovellando il senso, dimostrano 1’ uomo immagine dell Divino Spirito creatore«2). E il noto patriotta italiano G. Lignana scrive a Nicolò Larich, come questa lingua »riunisce la grazia ed il vocabolismo alla ricchezza e flessibilità classiche«*). * * * Che il sig. Dr. Vinko Esih, che promosse 1’ iniziativa di questo lavoro, non esitando ad imprenderne la stampa, senza scopo di speculazione, abbia posto ogni cura nel farne un volume nitido e chiaro, sa meglio di me chiunque abbia mai avuto tra le mani qualcuno dei dizionari, da noi già pubblicati. Quest’ opera deve considerarsi anzitutto un coraggioso tentativo di avvicinare e di unire i due popoli mediante un’ azione comune di educazione e di cultura, azione che dovrebbe mirare sopratutto al nobile scopo di far conoscere agli uni e agli altri quanto di buono e di grande vi è nella vita e nella storia loro. Questo bisogno di conoscerci a vicenda, per stimarci di più, non fu d’ altronde mai sentito tanto fortemente quanto in questa ora storica. Finalmente è mio dovere — e dovere ben grato — rendere pubbliche grazie al sig. Dr. Ivan Esih, noto letterato e critico, che mi fu largo di consiglio e aiuto in questo arduo compito; come pure al sig. dr. prof. L. Venturi, che curò la revisione del testo italiano. 2) Intorno a cose dalmatiche e triestine, pag. 37. ®) Rivista d’ Italia, anno IX, voi. I. fase. I (Gennaio 1906), pag. 26.