DEI DUCHI DI MECKLEMDURGO 437 Vandalia, ma l’ordine equestre, la città e l’università d liostock, la città di Wismar, le diete e lacassa provinciale, il concistoro, ed il tribuna provinciale a3 egli cd il fratello suo con Cri-stierno IV re di Danimarca per la medesima causa, essi entrarono nel i6rt5 in una che fu condotta col gion riformata, ch’egli aveva abbracciata nel 1617. Il trattato di Praga riconciliava nel i635 coll’imperatore tanto che suo fratello; ma vo- lendo pero conservare, come aveano promesso, la neutralità nella guerra degli Svedesi contro l’imperatore e contro l’e-lettor di Sassonia, gli stati loro ebbero grandemente a soffrire per parte delle due potenze belligeranti . Giovanni Alberto si die’molte cure, ma però senza effetto, per riconciliare l’elettore di Sassonia cogli Svedesi (Buchholz, pag. 5o8). Giovanni Alberto terminò i suoi giorni a’2_3 aprile -i636 in età di quarantasei anni, e fu sepolto a Gustrow; principe, come dice Beehr, di carattere dolce e benefico, che in tempi meno fortunosi di quelli in cui visse avrebbe formata la felicità de’suoi sudditi;. Scorgendo egli le frequenti irruzioni dei nemici guerra, massimo vigore, ma il cui esito fu per essi sfortunatissimo. L’imperatore, per vendicarsi de’due fratelli, li condannò al bando dell’impero nel 4 marzo 1628, e donò gli stati I nel Mecklemburghese, ebbe a loro al generale Walstein, che' li avea vinti, e che non tardò un istante ad entrarne in possesso. Costretto a fuggirsene, Adolfo Federico ritirossi in Sassonia,-e di là nel seguente anno recossi a Lubecca, donde trasferitosi segretamente a Schwerin, ebbe colà una conferenza insieme col re di Sve-zia, il quale Io assicurò dei- dire al suo predicatore:« Non ià per me nè pei miei che io di ciò pali vento le conseguenze. Io so » molto bene che noi non » mancheremo nè degli ali-» irieyiti nè delle vesti neces-» sarie; ma che diverranno i » miei povéri sudditi? Io li ” vegg° pef'r di miseria, senza » trovarmi in istato di prov-