46o CRONOLOGIA STORICA durlo a fornirgli que’soccorsi che gli doveva in forza del lor trattato di alleanza. N’ebbe cattivo ricevimento, e per lutta risposta un’esortazione di conchiudere nuova tregua col duca di Brabante. Con ciò assicurato che il conte di Fiandra era d’intelligenza col duca di Brabante, si recò a raggiugnerc il dì di San Pietro la sua armata accampata a Tubise; e deputò Jacopo d’Avenes, suo uomo ligio, al duca per indurlo a sospendere le ostilità; ma nel corso di questa conferenza un distaccamento dell’annata del duca si portò ad incendiare il castello di Lambeck. Non potendo Baldovino riguadagnare il conte di Fiandra, si recò al re Filippo Augusto in Parigi, e di là, come n’ erano convenuti, al parlamento di Soissons, ove conchiuse con quel monarca un trattato di alleanza nell’ abazia di Saint-Medard. (Gilberto de Mons). Il conte di Fiandra avvertito di questo trattato dichiarò guerra al cognato e si uni con parecchi principi e signori per farla all’ ultimo sangue. Jacopo d’Avencs egli stesso prese parte alla confederazione e vi trasse l’arcivescovo di Cologna. Il conte d’IIainaut si vide tutto ad un tratto assalito da un esercito di sessantamila uomini, parte a piedi e parte a cavallo, senza contarvi milascttecento cavalieri, di cui milatrecento erano stati condotti dall’ arcivescovo di Cologna. Non potendo Baldovino tener la campagna contra forze tanto superiori alle sue, si limitò a porre le sue piazze in istato di difesa e lasciò che i nemici saccheggiassero ed ardessero i luoghi per cui passavano. Bacconta un’antica cronaca a penna, che il conte Baldovino stava un giorno ad una finestra di Mons pensieroso, e che accortosene Ustaisses di Roeux gli disse : sire, a che peniate voi? non vi smarrite se vedete incendiarvi le vostre terre, ma confortatevi pegli uomini valorosi che ci sono. Il conte il guardò e disse: Sappiate Ustaisses ch’io non mi smarrisco, giacché so bene che i signori eh’ entrarono nelle mie terre ne hanno la forza, né è mio disonore se non li combatto. Vi dirò bene a ciò ch’io pensava. Vedo il conte Filippo»0 di Fiandra eh’è mio vicino: di questo posso io ben vendicarmi passando dalla mia nella sua terra, e cosi far posso al duca di Luvanio. Non farò forza contra Jacopo d’ Avcnes, perchè essendo un poveruomo, me ne vendicherò leggiermente. Ma pensava al come potessi vendicarmi di quel prete