CRONOLOGIA STORICA lemouble e conte di Caserta nella Terra-di-Lavoro a quattro leghe da Napoli, mercè il dono che Carlo d’Anjou re di Sicilia gliene avea fatto. Egli segui nel 1270 il re San Luigi alla sua spedizione africana, e nel seguente formò parte eziandio di quella del re Filippo l’Ardito contro Roggero Bernardo conte di F’oix. Nel 1272 perdette quasi in egual tempo ed il suocero e la consorte, che fu sepolta a Clairmont. Nel 1275, od in quel torno, si recò a prender possesso della contea di Caserta, eh’eragli pervenuta in forza della morte del suocero. Ignorasi quanto tempo soggiornasse in questo paese-, ma ella è cosa fuori di dubbio ch’avea già fatto ritorno verso la fine del 1284; perocché nella primavera del susseguente anno, postosi a capo dei suoi vassalli, mosse a raggiungere l’armata che il re Filippo l’Ardito conduceva contro il re d’Aragona. Egli poi strinse nel 1286 un secondo nodo con Giovanna di Beau-mont, entrò nel I2g4 fra il seguito di Carlo conte di Va-lois, il quale portava la guerra nell’Auvergne, ed ebbe parte nella presa di Riom. Di là si recò all’assedio di Saint-Sever ove cadde ammalato; e fattosi quindi trasferire all’ Ile-Jour-dain, venne ivi a morte nel lunedi susseguente all’Assun-zione (cioè ai 22 agosto) dell’anno I2g5. 11 suo corpo fu traslatato in Francia e deposto presso quel d’isabella sua prima sposa, che gli avea dati alla luce due figli, di cui il primogenito fu Guido IX che segue e l’altro Guglielmo signor di Pacy che cessò di vivere nel ia83. Giovanna di Beaumont seconda sua sposa, che gli sopravvisse fin all’anno 1333, gli avea partoriti otto figli (V. i baroni di Montmorenci ). GUIDO IX. I2g5. GUIDO, primogenito di Guido Vili e di Isabella di Beaumont, ereditata dal padre nel I2g5 la signoria di Lavai, conchiuse nell’anno medesimo con Giovanna sua matrigna una convenzione intorno ai suoi diritti di successione ed al suo vedovile assegno, che venne poi confermato dal re nell’anno vegnente. Egli è disposto in quest’atto, che madama vedova di Lavai avrassi la metà di tutte le masserizie, cioè a dire, sessanta scodelle d’argento,