DEI CONTI E DUCII1 DI BRETACNA 3o5 col re d’Inghilterra, domandò questi due signori, eli’erano suoi parenti ed alleati e che inoltre e'ran venuti a cercare asilo in Francia; il duca, che indovinò a prima giunta il suo intendimento, gli contrappose un rifiuto, di cui si fè floscia un merito presso Eduardo. I due conti non furono iberati che dopo gran tempo, e quello di Richemont non uscì del suo carcere che per salire sul trono col nome di Enrico VII. Intanto il duca manteneva strettissima corrispondenza con Eduardo; e l’effetto de’loro maneggi, ne’quali prese anche parte il duca di Borgogna, si fu Una lega fra questi principi contro il monarca francese. Luigi XI, che già di ciò sospettava, ne fu poscia convinto dalle lettere del duca di Bretagna, ch’egli comperò da un secretano di Eduardo per sessanta marchi d’argento: e fu allora ch’egli conchiuse novella tregua col re d’Inghilterra. Francesco vedendo allora che il progetto della confederazione sarebbe riuscito vuoto d’effetto, fece da’suoi ambasciatori proporre al monarca un trattato di pace, che fu stipulato nel 9 ottobre 1475 all’abazia della Victoire presso Senlis. Questa pace non ¡stabilì per altro la confidenza fra i due principi, ed il duca sempre in guardia contro la mala fede del monarca, si mantenne ne’suoi legami col re d’Inghilterra, a fine di ottenerne all’uopo soccorsi. Luigi XI, che ovunque teneva emissarii, venne a giorno di tutti i suoi passi; ed essendosi Chauvin cancelliere di Bretagna recato ad Arras nel 1477 ad assicurare il monarca della fedeltà del suo signore, egli ne lo smentì additandogli ventidue lettere originali, fra cui dodici erano firmate di mano del duca e dieci altre dal re d’Inghilterra, lettere eh’esso gli fece leggere. Chauvin, il quale ignorava il mistero, scoperse in queste lettere la sostanza di un maneggio condotto da Lan-dois primo ministro del duca, e le promissioni che f;icea il re d’Inghilterra di passare in Francia alla prima inchiesta di questo principe. Chauvin ritirossi confuso, dopo aver assicurato della sua innocenza il monarca, che conscio della di lui probità, senza pena prestò fede ai di lui discorsi. Allorché fece ritorno in patria, riconobbe come Gourmel, segretario di Landois, s’era lasciato corrompere a consegnar queste lettere. Questi venne arrestato e condotto nel castello T. XIII. 20