DEI SIGNORI DI LAVAL i47 e dell’ Anjou, al quale il monarca avca commesso di farne ricerca, gli rispondeva nel seguente tenore : Sicut per litte-ras vcslras mìhi mendastis, excellentiae veslroe significo super affario de Lavalle, (juod, quando contirlgit in co-mitatu Andega vensi, Cenomanensi, Turonensi, ijuod terra accidit Domicelloe quod vos potestis et debetis illam maritare de consensu gentis, et ille, qui Domicellam Imbuii, debel finire vobiscum de radiato (Manuse. rf’ Herouval). Il monarca in conseguenza di tale risposta nel 1214 concesse ad Emma di sposare Roberto III conte d’Alencon, il quale dovendo prendere il possesso della terra di Lavai, pagò a lui il diritto di riscatto. Vivea ancora Ilavoise madre di Emma, la' quale domandò che gli fosse assegnato il vedovile suo trattamento; e questo articolo fu regolato nel I2i5 alla corte del re Filippo Augusto, come si vede dalle lettere di Roberto, a cui stanno unite le altre del monarca che le confermano ( Arcìiwes de Lavai). Roberto cessò di vivere nel 1217 a Morteville presso Lavai, lasciando la consorte incinta di un figlio che portò lo stesso suo nome. Morto poi sul finire del 1219 questo figliuolo erede del padre nella contea d’Alencon, Emina sposò di nuovo nel 1221, e non già nel 1218, Matteo II di Montmorenci contestabile di Francia, vedovo di Gertrude figlia di Raule III conte di Soisson, che mancò il 26 settembre 1220 dopo avergli dati alla luce tre figli : Bouchard, Matteo e Giovanni. Emma, mancato pure questo secondo marita il 24 novembre del I23o, non potendosi rimanere nello stato vedovile senza esporre i propri territori ai soprusi de’suoi vicini, nel ia3i ripassò per consiglio del re San-Luigi ad un terzo nodo col barone Giovanni di Choisi e di Toci signor di Puisaie, ch’era legato colle famiglie di Borbone, di Dampierre e di Mello. Conservasi ancora negli archivi di Lavai il contratto di un tal matrimonio, nel quale il nuovo sposo le assegnava il vedovile trattamento, ed impegnavasi di farle godere quello che già le era stato promesso da Matteo di Montmorenci. Giovanni si trovò nel novero di quei baroni che nel 1235 sottoscrissero insieme coi principi del sangue la querela da loro indirizzata al pontefice Gregorio IX contro gli abusi del clero (Du Tillet, des rangs, pag. 33). Allor quando il re San Luigi, ignoriamo per qualfc motivo, dispo-