DEI CONTI DI VAUDEMONT 55; di quella erezione. E pero vero clic il Saintois aveva un conte prima dell’erezione della contea di Vaudemont. Ne abbiamo la prova in una c^rta manoscritta, con cui un tale Ricuino diede all’abazia di Cluni, allora amministrata da sant’Odillone, morto nel lo/fg, un allodio posto a Dombasle nel Saintois, in Pago Santensi, in villa Dambasilla (Arch, de Cluui). Ma, come si disse, la contea di Vaudemout non comprendeva che una porzione del Saintois, di cui era uno smembramento e per conseguenza costituiva una contea separata. Gerardo insuperbito pel titulo di conte si riguardò come sovrano indipendente e volle anche assoggettare i suoi vicini e saccheggiarne le terre. Luigi figlio di Sofia contessa di Bar e di Luigi conte di Montbeliard accorso con truppe per opporsi alle sue scorrerie, fu da Gerardo fatto prigione in un combattimento, nè il liberò se non dopo lunga e dura cattività, a cui pochissimo sopravvisse. Anche le chiese ed i monasteri risentirono i funesti effetti della sua tirannia. Finalmente Gerardo trovò un padrone in Heincbert o Umberto, che dalla cronaca di Mo-yenmoutièr viene qualificato duca dei Borgognoni. Narra essa cronaca, che Gerardo avendolo attaccato, fu preso in un combattimento tra essi seguito, e tanto più rigorosamente trattato dal vincitore, quanto avea questi a far vendetta dell’usurpazione fatta dal duca Gerardo, padre del prigioniero, del castello di Suniac (Savigni) a’danni di Wautier e Luigi suoi avoli. Rimane ora a sapersi chi fosse quel duca Umberto, che per quanto ne pare si cercherebbe inutilmente nella Borgogna Cisjurana, nè vediamo altro signore di tal nome contemporaneo al conte Gerardo nella Transjurana, tranne Umberto II detto Bianchemani conte di Morienna. Che che ne sia, Thierri duca di Lorena sensibile alla sciagura del fratello s’interessò per la sua liberazione, e la ottenne nel 1089 mediante grossa somma di denaro e la terra di Chatel-sur-Moselle che diè in iscambio di quella di Savigni. Gli fu utile la sciagura a Gerardo, perchè ammorzò quell’ ardente foco giovanile che lo aveva portato a tante imprese temerarie del pari che ingiuste. Un venerando anacoreta di nome Ugo ritirato nella foresta di Terne, di cui era proprietario Gerardo, non contribuì poco a fortificarlo nelle sue buone disposizioni. Egli