DEI CONTI DI FIANDRA 379 veva minutamente le principali reliquie che trovavansi in Costantinopoli e le ricchezze del palazzo imperiale (Mar-tc/i., T/ies. Anecd., tom. I, pag. 267). A questo modo Alessio stimolava la divozione e la cupidigia dei principi latini. Roberto dunque nel 1096 si poneva in cammino, dopo avere instituito in Fiandra un consiglio di reggenza, a capo del quale collocò la contessa sua sposa. Il signor Velly si inganna dicendo, ch’ei si disfece dei propri stati per provvedere alle spese di questa spedizione. Egli seco menava il fiore della nobiltà fiamminga; ed Eustachio conte di Boulogne, che aveva assunto lo stesso impegno, preferì, siccome vassallo dèlia Francia, la compagnia di Ròberto a quella di Goffredo di Buglione suo proprio fratello. Giunti che furono nel Vermandois, il conte Ugo il Grande fratello del re si pose alla loro testa; e più in là si unirono al duca di Normandia ed al conte di Blois, in compagnia dei quali si volsero nel settembre verso l’Italia, ove diedero braccio ad Urbano li per opporsi all’antipapa Gui-berto. Più ardito del duca di Normandia e del conte di Blois, che non osarono avventurarsi al mare nella trista stagione, il conte di Fiandra tostamente fece vela per l’Asia, ed il suo tragitto, dice Guglielmo di Malmesburi, fu più fortunato che prudente; mentre il conte di Vermandois, che ne seguì l’esempio, portò la pena della propria temerità, siccome raccontasi al di lui articolo. Giunto il conte di Fiandra, senza incontrare verun ostacolo, alla corte del-l’imperatore Alessio, fu in essa accolto colle medesime dimostrazioni di stima e di amicizia, che questo principe nel-l’anno precedente gli aveva manifestate nella sua lettera. Egli per altro si rifiutava costantemente di prestare l’omaggio antecipato, che da lui si esigeva, rispetto alle conquiste che fosse per fare in Palestina. I bei fatti d’arme pei quali si distingueva in questo paese, gli meritarono il soprannome di Gerosolimitano, e facevan sì che i Mussulmani lo appellassero il figliuolo di San Giorgio. Egli tornò ne’suoi stati nell’autunno del 1100, dopo aver rifiutatala corona di Gerusalemme, che gli era stata offerta, atteso il riliuto del duca di Normandia. Già da noi fu veduto come il re d’Inghilterra pagava ai conti di Fiandra un’annua pensione di trecento marchi d’argento a titolo di feudo: