DEI CONTI E DUCIlI DI BRETAGNA 299 Bretagna, lo voglio, rispose loro, onorare nella mia vecchiezza una carica, la quale mi onoro nella mia gioventù. Partitosi da Nantes, fece il solenne suo ingresso a Ren-nes, ove il 3o ottobre ìfój avea convocato gli stati. Tornato poi a Nantes, si recò a raggiungere a Tours poco tempo dopo il re Carlo VII, il quale l’aveva invitato ad intervenire ad una conferenza cogli ambasciatori d’Ungheria, che venivano a chiedere la principessa Maddalena di f rancia pel giovane re lor signore; ma prima della sua partenza, fatto consapevole della morte di questo principe, cessò dal-l’intraprendere il viaggio. Trovavasi da un mese a Tours allorquando domandò di prestare omaggio al re riguardo al proprio ducato; ma esigendo Carlo VII eli’egli lo rendesse ligio, se ne rifiutò, sostenendo di non doverlo che semplice. Tuttavia per blandire questo rifiuto, dimandò al re la concessione di recarsi a consultare i suoi stati, e se ne partì coll’animo determinato di non più tornarsene in Francia. Avendo il re fermato d’instituire il processo al duca d’Alencon che si accusava di delitti di stato, aveva già raccolto a tal fine a Montargis il parlamento coi pari. Il duca di Bretagna, invitato ad intervenirvi in qualità anche egli di pari, nell’ 11 maggio 1458 rispose in iscritto » che » in ogni tempo egli avea servito il re ed il suo regno; « eh’essendo contestabile di Francia, per tale suo carattere » egli era tenuto di obbedire ai comandamenti del re- e « trovavasi anche disposto a farlo, ma in qualità di duca « non dipendeva dalla corona clic nel caso di appellazione » dal parlamento di Bretagna a quel di Parigi, ovvero nel » caso di negata giustizia; che il suo ducato non aveva » mai fatta parte del regno di Francia, nè costituiva una « parte smembrata da esso; che era determinatissimo di non » violare il giuramento già emesso di conservare le pre-» rogativc del suo ducato; che infine non era pari di Fran-» eia, nè volea comparir con tal vxiste a Montargis od al-» trove ». Arturo per altro non persisteva in questo proponimento: era zio del duca d’Alencon, e tale considerazione non gli permetteva di abbandonar questo principe nell’ imminente rischio in cui si trovava. Essendosi adunque il parlamento da Montargis trasferito a Vendome, per essere