222 CRONOLOGIA STORICA GOFFREDO I. 1026. GOFFREDO, figlio di Warino e di Melisenda, negli atti suoi non assumeva che il titolo di visconte di Chateaudun, ma egli ù fuori di dubbio che per lo meno esso possedeva una parte del Perche, come si può vedere dalla fondazione da lui fatta nel io3i, ovverossia io32, (primo anno del regno d’ Enrico 1 ) del monastero di Saint-Denis a Nogept, soprannominato poscia il Rotrou. Nell’atto di questa istituzione egli ha la modestia di chiamarsi egualmente illustre e per l’alta sua nobiltà e per le grandi ricchezze di cui godeva. Ego . . . tara nobilitate superbi san-guinis, (jiiam viribus mundanarum opurn Jamosissimus (Bry de la Clergerie, pag. i40- Se vogliamo credere ad Ugo di Cléers ed all’ autore deli’ origine dei conti d’Anjou, avendo Goffredo preso accordo con David conte del Maine, si rifiutarono entrambi di riconoscere Roberto come re di Francia, attestando che non vorrebbero mai sottomettersi ad un principe della schiatta dei Borgognoni. Roberto, aggiungono questi scrittori, domò sì fatta arroganza rendendosi colla forza signore del castello di Mortagne, aiutato da GoiFredo Grisegonnella conte d’Anjou. Però è da notare i.° che Davide non fu conte del Maine, 2.0 che Goffredo Grisegonnella non vide giammai Roberto sul trono, essendo mancato nell’ anno 987. Più certe invece sono le dissensioni che Goffredo del Perche ebbe con Fulberto vescovo di Chartres, attese le vessazioni eh’ egli esercitava nelle terre della sua chiesa. La scomunica scagliata contro di lui dal prelato non valse per nulla ad abbatterlo. Fulberto scriveva allora parecchie lettere al re Roberto, alla regina Costanza, al giovane Enrico lor figlio, al duca di Normandia ed al conte di Chartres avente l’alto dominio sopra Goffredo, affine di persuaderli a voler reprimere colla forza così fatte violenze. Nelle sue lettere al monarca egli si lagna che Goffredo non solamente riedificasse sulle terre della sua chiesa il castello di Gallardon, cui sua maestà l’avea costretto ad abbattere, ma ch’egli ancora nell’altra estremità della sua diocesi avesse rifabbricato di peso quello d’illiers; ciocché tiene in riguardo, diceva egli, la chiesa