,64 CRONOLOGIA STORICA tento d1 una tal decisione, e venne ammesso a produrre i suoi motivi di nullità mediante sentenza del 29 maggio 1460 del duca Francesco II sedente nel suo generai parlamento. II conte di Lavai appellava da questa sentenza al parlamento di Parigi, che pure la confermò nel 1471, condannando il conte all’ammenda. La quistione però non ebbe ivi termine, giacché rinnovavasi negli stati del 1476, ove il procurator generale contese al visconte di Rolian il carattere di visconte di Leon, e veniva finalmente ripresa nel 1478 negli stati di Vannes, dove non troviamo che ne fosse emanato verun giudizio ( Moriee, Hist. de Bret., toni. II, pag. 42 e i3o). Nel 1464 i principi francesi collegati contro il re Luigi XI eccitarono, ma invano, il conte di Lavai ad unirsi secoloro; mentr’egli restava fedele al monarca, gli spediva il signore di Gaure suo figlio maggiore perchè combattesse sotto le sue bandiere. Anna di Lavai madre del conte viveva ancora a que’giorni, e proseguiva ad esercitare nelle sue terre insieme col figlio la signorile autorità, dividendo pure con esso la dignità di conte. Ella fu dalla morte rapita ai 28 gennaio 1466 (N. S.) in età molto inoltrata; e la chiesa di Saint-Thugal, di cui aveva arricchito il capitolo, era il luogo di sua sepoltura. Questa donna di ingegno ebbe nel 14^4 con -Iacopo d’Epinai vescovo di Rennes un dissapore, nel quale ella spiegò tutta la fermezza dell’animo suo, ed il prelato tutta l’impetuosità e la violenza del suo carattere. Dopo cinque anni di dispute essa ottenne dal pontefice Pio li una bolla in data di Mantova nel mese di gennaio 14%, con cui questo pontefice, a motivo delle vessazioni esercitate dal vescovo di Renrres contro la contessa medesima, esime tanto lei che il conte di Lavai di lei figlio e gli altri figli e loro servi, domestici ed officiali dalla giurisdizione di esso vescovo finché egli avrà vita, collocandoli invece sotto l’immediata giurisdizione dell’arcivescovo di Tours. Ecco il soggetto della quistione: ella era antica consuetudine che al solenne suo ingresso nella città vescovile il vescovo di Rennes fosse portato da quattro baroni; vale a dire quelli di Vitré, di Guerche, di Chateau-Giron e d’ Aubigné, i quali dopo la solennità avevano diritto di prendersi il suo cavallo ed il