DEI DUCIII DI NORMANDIA
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portare clic nostro fratello perisca di scie ! Chi un altro ce ne darà se noi lo perdiamo? ( Villelm. Malmesb.) Enrico finalmente rese la piazza insieme coll’ altre che si trovavano in suo potere; dopo di che ritirossi in Bretagna e<l indi in Francia, ove meno per circa due anni una vita disagiata ed errante. Però questo principe sul finire del 1092 rientrava in Normandia, ove gli abitanti di Domfront.a lui si donarono per sottrarsi alla tirannide di Roberto signor di Belleme; e dQndc egli fece parecchie scorrerie sulle terre del duca suo fratello (Ordcr. Viial, pag. 697).
    Nel 1094 sorsero nuove scissure fra il re Guglielmo ed il duca Roberto. Il primo chiamava ancora in suo aiuto il monarca francese, e parecchie piazze si prendevano daJJ’una e dall’altra parte. Gonchiusa la pace nell’anno 1096 tra i due fratelli, non molto'dopo Roberto si fò crociato con quella moltitudine di principi cristiani , che ad eccitamento di papa Urbano II intrapresero la conquista di Terra Santa, ed a sostenere le spese di tale spedizione ipotecò il suo ducato al re Guglielmo per la somma di dicci mila marchi d’argento. Postosi in viaggio nel settembre insieme coi conti di Blois, della Perche, di Fiandra e di Bretagna, egli giunge in Italia-, dove tutti aiutano il papa a trionfar di Guiberto, che nel pontificato gli era competitore. Roberto ed il conte di Blois passavano in queste contrade l’inverno, e facevano vela in primavera affine di raggiungere ne’ dintorni di Costantinopoli gli altri crociati. Giunti in questa città prestavano omaggio all' imperatore Alessio riguardo alle terre, che avrebbero conquistate in Palestina ( Fillelm. Malmesb. ). Il duca di Normandia si distinse in tutti i combattimenti che si diedero durante il viaggio, e 1’ armata cristiana a lui dovette in gran parte le vittorie riportate sugl’ infedeli, e massime quella guadagnata dopo la presa di Nicea al i.° luglio 1097 nelle pianure di Dorilca; non che l’altra, che sussegui la presa d’Antiochia, e dove ai 28 giugno 1098 gl’ infedeli perdettero cento mila cavalieri.- Nell’assedio di Gerusalemme egli fu tra i primi a salire le mura co’signori del suo seguito, e fece anche prodigi di valore nella battaglia datasi ai Saraceni qualche tempo dopo la presa di questa città (V. Mostali, Calife d'L'gypte, toni. I, pag. 4/8, col. 2). Di lui dice un