DEI CONTI D’ANJOU . 65 ili Gilduino. I collegati corsero funestando la Turcnna, ma Foulques avendo raggiunto Eude il tì luglio 1016, gli presentò battaglia nella pianura di l\>ntlcvoi.-Nel primo scontro il conte d Anjou ebbe la peggiore si diede alla fuga dopo essere stalo ferito e rovesciato del suo cavallo; ma essendo Goffredo Martello di lui figlio ed Krberto Svegliacane conte del Maine ritornati al cimento, disfecero interamente il conte di Bloisp che perdette fra morti e presi intorno seimila uomini, non che tutto il bagaglio (Bouquet, tom. XI, pag. 631 ). D’allora in poi il grido di- guerra dei conti d’Anjou fu la voce rallie (rannoda) in memoria della riunione delle truppe operata da Erberto. Giovanni di Marmoutier asserisce che Eude fu fatto prigione dal vincitore, senza però indicare il come si riscattasse; se però venne preso, egli è certo che quasi di subito fu liberato. Ottenuta questa vittoria, Foulques corse ad impadr.onirsi di Saumur, dove | comandava Gilduino pel conte di Blois, che non tardò a rientrarvi. Nell’anno precedente Foulques, collo scopo di chiudere-la città di Tours, avea fatto costruire nelle vicinanze un forte sul Mont-Budel. Nell’anno 1028 eccitato Foulques dall’esempio di Guglielmo conte d’ Angouleme, che nel precedente era tornato 'da Terra Santa, intraprese il medesimo pellegrinaggio in compagnia de’ vescovi di Poitiers e di Limoges, non che dr molti altri,signori d’Aquitania e d’Anjou (Ademar) (1). Allorché fu di ritorno nell’anno vegnente, tirò a Saintes, città che Guglielmo duca d’Aquitania gli avea venduta ovvero sia ceduta da qualche tempo, quel medesimo Erberto conte del Maine, che gli avea resi in guerra così grandi servigi; • (1) E verosimile che sia questo il medesimo viaggio tli Foulques, cui la cronaoa di Tours colloca nel ventesiraoterzo anno del regno di Roberto e (cioè nel 1020 dell’era volgare), e del quale racconta le particolarità che seguono. Per ottenere da’Saraceni la permissione di enlrarg nel Santo Sepolcro gli fu mestieri promettere che' lorderebbe il sacro luogo delle sue | orine. Egli però, avuta cura di provvedersi una vescica ripiena di buon vino | bianco, la pose fra’suoi calzoni, versandola poi alla guisa delle immondizie onde volevano si scaricasse. Essendosi dappoi inginocchiato a terra per fare flj le sue preghiere, staccò •coi suoi denti una grossa pietra del sepolcro, e al-1 insaputa degl’infedeli seco ne la recò (Chr. Turon. apud Bouquet, toni. X, pag. 283). Lo stesso tratto si riscontra eziandio nella cronaca di Saint-I 1‘lorent e nell’opera Gesta Consul. sindeg. (ihid., pag. 266-264). T. XIII. 5