DEI CONTI DI SOISSONS 3ig vore di uno tra essi per evitare contrasti dopo la sua morte; ed avendo designato a proprio successore Ives di Nesle, la sua scelta fu contraddetta. Comuni amici però riuscirono a maneggiare un accordo, la cui condizione essenziale era che Goffredo di Donzi, Gualtiero di Brienne e Guido di Dam-pierre cederebbero tutti i loro diritti sulla contea di Sois-sons ad Ives di Nesle per una certa somma di danaro. Allora Ives, dice ¡a carta o notizia di cui diamo il sunto, offrì l’omaggio ligio, giusta la natura del feudo. Il vescovo ricusò dapprima di riceverlo per non esservi Matteo di Mout-morenci, uno degli eredi presuntivi; ma essendosi creduto non necessario di attenderlo, il vescovo ammise finalmente Ives di Nesle all’omaggio ligio. Rimaneva però aheora da adempiersi ad una formalità, cjuella cioè di pagare il placito, ossia la tassa ad arbitrio del signore, giusta l’uso del regno, che senza ciò non permetteva ai vassalli di raccogliere i feudi loro toccati per successione collaterale; ma Ives di Nesle pregò il vescovo dì rinunciare a quel diritto mediante una rendita annua di sessanta lire e di dieci moggia di sale, garantita sul diritto esigibile dalle vendite dei grani al mercato di Soissons. Vi acconsentì il vescovo, e oltre gli ostaggi o cauzioni che Ives diede al prelato per garanzia di tale convenzione, il re Luigi il Giovine volle intervenirvi egli stesso quale mallevadore del trattato. Così ci fa sapere egli stesso col suo diploma che esiste in originale negli archivi della cattedrale di Soissons (layette g3) sul quale si vede tuttavia la coreggia di pergamena bianca cui era unito il suggèllo che più non esiste. La data porta l’anno n4o, giusta il vecchio stile, quarto* del regno di Luigi, che cominciato avendo nell’agosto n4o, correva ancora sino a quel mese dell’anno 1141. D’Aguesseau (tom, VI, pag. 2ig) rigetta que’due atti siccome apocrifi, ascrivendone l’opera al vescovo Joslen per attribuirsi a scapito del re la giurisdizione comiziale di Soissons. Col rispetto che si deve ai lumi dell’illustre capo della magistratura, confesseremo di buona fede di non aver saputo ravvisare nel diploma di Luigi il Giovine verun carattere di falsità. Soggiungeremo di più, che gli elogi fatti alla virtù di Joslen da’suoi contemporanei non consuonano menomamente col delitto di falsario che gli si ascrive. Gli storici di Soissons