DEI CONTI D’EVREUX 58g suo fratello che volea levargli di mano la città di Roucn ; ma essendosi dappoi riconciliato col monarca inglese , fu uno tra i capi dell’armata che questo principe, divenuto reggente di Normandia durante il viaggio di suo fratello in Terra Santa, spedi colà nel 1097 ad oggetto di ritogliere il Vexin dalle mani del re di Francia. Nel seguente anno il re Guglielmo, dopo aver conchiusa la pace col conte d’Anjou, affidò la guardia della città di Mans a quello d’Evreux ed al signore dell’Aigle. Tuttavia sembra che qualche tempo prima della morte di questo principe Roberto conte di Meulent ponesse in disgrazia di lui il conte d’Evreux non meno che Raule di Conches, attesi i suoi mali offizi interposti a loro riguardò. Essi però non si rimasero meno fedeli al proprio servizio; se non che avvenuta la tragica fine di quel monarca, si gettarono nel uoo sulla terra di Beaumont che apparteneva al contedi Meulent, e vi menarono tutto quel guasto che l’ardore della vendetta seppe loro additare. Allorquando Enrico re d’Inghilterra passò nel 1104 in Normandia per giudicare intorno alle querele che il più de’signori e de’prelati del paese gli aveano innalzale contro il duca suo fratello, questi a fine di rappacificarlo gli cedette la contea ed il conte d’Evreux. Guglielmo intendendo che si disponeva di lui senza avvertimelo, siccome d’un bue 0 d’un giumento, si recò a trovare i due principi per manifestar loro la sua giusta sorpresa. Contento per altro di uscire dalla soggezione del duca Roberto, prestò con giubilo omaggio al monarca inglese, dichiarando che non riconoscerebbe d’allora in poi altro signore che lui (Orci. Fit., pag. 782 e 8j4). Egli si distinse l’anno 1106 nell’armata reale alla battaglia di Tinchebrai, ove lo sfortunato duca Roberto perdette co’propri stati la libertà. Gli altri servigi dal conte Guglielmo resi al re d’Inghilterra gli aveano acquistato un alto grado di stima nella mente di questo principe; ma l’imprudenza della sua sposa, a’consigli della quale troppo ciecamente aderiva, lo fece scadere da quel prospero stato. Superba ed invidiosa, dice Orderico Vitale, ella aizzò il marito contro i cortigiani più recitati, cangiandoli per lui in altrettanti nemici. Fece anche di più, lo spinse fino ad abbattere la cittadella che