DEI SIGNORI E BARONI DÌ COUCI 295 ritorno in Francia, e nell’aprile del i368 accolse a Parigi il duca di Chiarenza suo cognato, che recavasi a Milano per isposare la figlia di Galeazzo Visconti. Essendosi poco stante riaccesa la guerra fra gl’inglesi e la Francia, Enguerrando si trovò forte impacciato intorno al partito cui dovesse appigliarsi. Dall’una parte suddito, alleato e vassallo del re di Francia pe’suoi natali; dall’altra vassallo-e genero del re d’Inghilterra, egli riputava delitto il trarre la spada sia contro ¡’uno che contro l’altro di essi. Per levarsi d’imbarazzo abbracciò lo spediente di passare colla permissione di Carlo V in Italia, ove servi utilmente i pontefici Urbano V e Gregorio XI contro i Visconti. 11 grido delle sue geste eccitò il re Carlo V a richiamarlo; onde il monarca per adescarlo al ritorno, gl’inviò nel 13^4 ^ bastone di maresciallo di Francia. Rientrato nella sua patria l’anno 13y5, Enguerrando fa leva di un’armata, cui traduce in Alemagna per ivi far valere i proprii diritti sui beni allodiali della casa d’Austria che intendeva appartenergli per parte di Caterina sua madre. Questi allodii, situati la maggior parte nell’Alsazia, nel Brisgaw e nell’Argow, si trovavano, come tutto il rimanente del retaggio della famiglia austriaca, in mano dei fratelli Alberto ili e Leopoldo III, nipoti di Caterina e cugini del sire di Couci. Dopo la tregua conchiusa tra la Francia e l’Inghilterra, gli armigeri del famoso avventuriere Arnaldo di Cervole, detto l’Arciprete, vivevano in Francia a spese del pubblico e vi commettevano mille guasti. Ora Enguerrando gli assodò sotto le proprie bandiere col permesso del're Carlo V, il quale gli prestò per co-desta spedizione la somma di quarantamila lire (i). Parecchi signori francesi del più alto grado si unirono al sire di Couci, ed egli prima di porsi in cammino, col mezzo di un manifesto del ai settembre dello stesso anno, prevenne (i) Nel 137!) l’argento monelato ascendeva a sei lire il marco, con una lega di undici denari e sei grani; dunque quarantamila lire di quel tempo corrispondono a seimila ■ seicento sessanl.asei marcili, cinque oncie, due grossi e due denari, che in ragione di cinquanta lire, due soldi, quattro denari e un oliavo al marco, danno un totale di trecentolrenloquatlromila cenloqualtordici lire, undici soldi, olio denari.