DUI VESCOVI E PRINCIPI DI GINEVRA i57 agli ordini sacri, e permetteva a.tutti quelli eli’erano liberi di possedere fondi di mauo-morta, con promessa di non impadronirsi de’ loro beni senza esservi autorizzato da una sentenza legale dei tribunali ecclesiastici. Egli inoltre riconosceva che la giustizia sopra tutti gli abitatori di Ginevra, da qualunque signor dipendessero , cujuscum-que sit homo , non appartenesse che al vescovo, solo il quale avea parimente il diritto sopra quelli che soggiornarono per un anno ed un giorno nella città . Confermando poi nel conte il diritto di risiedere a Ginevra colla sua famiglia, nessuno gliene accordò sui cittadini, nè sopra alcun degli oggetti che spettano alla giurisdizione vescovile. Al solo vescovo erano attribuiti i diritti di alloggio, di foraggio sui vini, dei fiumi, de’ pedaggi, delle pasture, delle servitù, dei cambiamenti di casa, delle fiere e mercati, ed il godimento dei beni di ogni censito o vassallo che moriva, finché il successore di lui avesse riconosciuto il prelato qual suo signore. Vietavasi poi al conte di attentare alla libertà di alcun cittadino, ecclesiastico o secolare che fosse, ed anche di far arrestare i suoi propri sudditi nella città. Finalmente il vescovo aveva 1’ esclusivo diritto di far batter monete non solo nelle città ma in tutta ancora la estensione della sua diocesi. Dopo questi ordinamenti, il vescovo permise al conte di trattenersi l’antico feudo e patrimonio di san Pietro per quanto riguarda i beni secolari, ed anche i due terzi delle decime, coll’incarico di tenere il tutto in feudo dalla chiesa di Ginevra, e di prestarle in qualità di suo protettore il giuramento di fedeltà (Spon., llist. de Gcnév., tom. II, n. i \ M. Lcvrier, Chron. hist. de Genève, tom. I, pag. 82 e seg.). 11 vescovo Umberto cessò di vivere nella vigilia di Ognissanti dell’anno ii34-11 conte Aimone a lui sopravvisse, e nel ii52 al più tardi gli succedette AMEDEO, che nell’atto di donazione cui nel 1153 fece al monastero di Abondance nello Sciablese nomina il conte Aimone suo padre, Itta sua madre, Guglielmo suo fratello, Matilde sua sposa, e Guglielmo ed Amedeo suoi figli (Bill. Sebus., pag. 342)1 ARDUCIO, ovvero ARDUCIONE di FAUCIGNI, figlio di Raule signor dello stesso luogo, fu successore del