DEI VESCOVI E PRINCIPI DI GINEVRA 161 che gli contendevano una parte della sua eredità. Costretto a prender l’armi in propria difesa, egli ottenne un esito, di cui si credette debitore alle preghiere ed ai soccorsi pecuniari dei monaci certosini di Pomiers, luogo due leghe distante da Ginevra; locchè viene da lui stesso ricordato in uno scritto deH’anno 1179, Pe^ fluale l°ro rilascia tutto ciò che possedeva a Pomiers, meno la somma di cinquecento soldi al donatore, cento alla sua sposa, di cui non ricorda il nome, altrettanti per Umberto suo figlio maggiore, e sotto la riserva del diritto di* censo. Quest’atto, che si stipulò sotto gli occhi di Roberto arcivescovo di Vienna, fa menzione altresì di Aimone , secondo figlio di Guglielmo, che contava allora cinque anni (Bibt. Sebus, pag. 252). Ma non appena il conte videsi liberato da’ suoi nemici, che lo divenne egli stesso del suo vescovo, rinno-vellando le querele che suo padre aveva contro di lui suscitate. Dopo lunghi contrasti, si convenne finalmente di riportarsi al giudizio dell’arcivescovo di Vienna e dell’abate di Bonneval: la decisione di questi arbitri, pronunziata ad Aix in Savoja nel 1184, diede pienamente vinta la causa al vescovo, e fu poi confermata nello stesso anno, ovvero nel susseguente, dal pontefice Lucio III (Spon., tom. II, n.°.X-XI ). Avendo Arduzio cessato di vivere nel 1195, entrò in di lui vece NANIELMO ovvero NAINTELINO, priore della Certosa di Aillon; ed una delle prime sue cure fu quella di far confermare i diritti della sua chiesa dall’imperator Federico e dal pontefice Urbano III. La bolla del primo, rilasciata a Pavia, porta la data del jg novembre 1185, e quella del secondo fu eretta nel 3i dicembre seguente. (Sport, ibid., n.° X1II-XIV). Esse però non valsero a far che Guglielmo si ravvedesse de’suoi errori. Ciò che sembra gli fosse rimasto più a cuore erasi l’obbligazione che la sentenza arbitrale dell’arcivescovo di Vienna e dell’abate di Bonneval imponevagli di abbattere le nuove mura da esso’già erette per, ingrandire il suo castello di Ginevra, e per cui aveva usurpato una parte dei bastioni della città. Nantelmo credette di ridurlo al dovere citandolo al tribunal dell’imperatore, che soggiornava allora in Casale; ma bench’ egli vi comparisse, e, prestata la sua sommes« T. XVII. n