DEI DOGI DI VENEZIA 561 fossero, dopo aver maltrattati nelle persone i Lombardi, saccheggiarono i loro magazzini e distrussero le loro abitazioni. L’imperatore condannavali a rifabbricare le case abbattute ed a restituire le merci derubate: rispondevano con insulti e minacce. Cosiffatta ribellione non poteva rimanere impunita, senza compromettere l’imperiale autorità', ordinava quindi Manuele secretamente ad ogni governatore che tutti i Veneziani, così in Costantinopoli che nel rimanente impero, venissero arrestati in tal giorno fissato. Eseguiti gli ordini imperiali, deposero i Veneziani l’indomata fierezza, promisero soddisfare, ed a questo patto vennero posti in libertà; ma invece di adempiere alla impostasi condizione, precipitosamente fuggivano; e ritornati a Venezia, vi spargevano mille querele e forte lamentavano d’ essere stati ingiustamente spogliati e posti prigione. Secondo gli storici greci, questo era il motivo della guerra dai Veneziani dichiarata all’imperatore di Costantinopoli; ma il Dandolo altrimenti racconta che Manuele dopo aver invitato i Veneziani ad approfittare del commercio, che floridissimo i porti suoi presentavano, nel 22 marzo 1I71 avea dato segreti ordini per la presura di tutti i loro vascelli. Come che stia la cosa, il doge ponevasi in mare nel settembre seguente eoo una flotta di cento galere e venti vascelli da trasporto. Dopo aver riprese Trau e Ragusi, Ji cui eransi impadroniti gli Ungheresi, mosse verso l’isola di Negroponte, e ne assediò la capitale. Ora i Greci facevano proposizioni di pace, ma infrattanto che fossero di ritorno i deputati per ambe le parti spediti a Costantinopoli, il doge s’impadroniva dell’isola ai Scio, ove colla sua flotta svernava. Però introdottasi fra le sue genti la peste, prese partito di ritornare alla patria, senza aver nulla concluso coll’imperator Manuele. La flotta apportava a Venezia l’infezione, e per conseguenza grande mortalità; il popolo volle vedere nel doge la causa di tanto flagello, si commosse, si ribellò, ed in una zufla il doge venne ferito a morte. Égli terminava infatti i suoi giorni nel 27 maggio del n73. Lui decesso, vennero introdotti considerabili cangiamenti nella forma del governo : si decretava che dodici elettori, tolti dai sei quartieri della città, sceglierebbero quattrocentosettanta consiglieri jper formarne un corpo, il T. XVII. 36