DEI VESCOVI E PRINCIPI DI GINEVRA 171 Pietro il suo capitolo, il clero ed il popolo nel giorno della Purificazione del 1291, fece scrivere da un notaio impe-. riale, di nome Giovanni di Russins, una ammonizione canonica indirizzata al conte, che fu poi ripetuta nel ii maggio seguente senza che sappiamo quale effetto abbia essa f>rodotto. Il vescovo allora nella sua sventura si volse dal ato del conte del Ginevrino, e, per renderlo ligio a’propri interessi, gli concedette come accrescimento di feudo tutto il corso del Rodano, dal fiumicello nomato Armida fino alla Clusa. Era a que’ giorni AMEDEO II figlio di Aimone in possesso di questa contea: interessato al pari che tutti gli altri ad opporsi alle violenze del conte di Savoja, egli entrò nella lega formata in pari tempo dal delfino e dai signori di Faucignì e di Gex contro di questo principe. Ora essendosi i confederati presentati in agosto innanzi a Ginevra, vanamente tentarono di rendersene signori: costretti dopo impotenti sforzi a ritirarsi, nella loro disperazione appiccarono il fuoco ai sobborghi. 11 delfino fece ancor peggio: pose a guasto nel suo ritorno le terre del vescovo e del capitolo. Liberato da- tali nemici, il conte di Savoja ripigliò i suoi primi tentativi contro il vescovo di Ginevra : gli officiali che eleggeva per eseguire in suo nome le funzioni del vidomato non si degnarono nemmeno di ricevere il placito del prelato prima di entrarne nell’esercizio. Non conoscendo più limiti nella loro giurisdizione nè regola alcuna ne’loro giudizi, essi usurpavano il potere sulle materie ecclesiastiche, e si arrogavano il diritto ,di conceder dispense, quale era per esempio la permissione di passare in seconde nozze. Avenda gli uffiziali del vescovo tentato di opporsi alle loro violenze, essi ne fecero arrestare parecchi, e li gettarono in carcere. La loro audacia giunse a tale estremo da volgere la mano contro la persona del prelato stesso che dovette cercare nella sua chiesa un asilo contro la morte. Riavutosi del suo spavento, egli tenne a’ «4 febbraio del I2g3 nel giardino dei Fratelli predicatori una grande assemblea di abati, di canonici, di curati, di religiosi e di nobili, alla quale trovossi il conte medesimo di Savoja. Ivi egli pronunziò ad alta voce in presenza dell’assemblea, fece in seguito redigere in iscritto c rimise