iti* CRONOLOGIA STORICA sioue, promettesse di uniformarsi al giudizio che pronun-zierebbe il consiglio imperiale, prevedendo poi che sarebbe condannato, si sottrasse furtivamente dalla corte, nè più vi ricomparve. Allora il consiglio* avendo con suo giudizio del i.° marzo 1186 pronunciata contro di lui la contumacia, lo dichiarò reo di fellonia verso l’imperatore ed il vescovo, e in conseguenza decaduto dai feudi e benefici che teneva dalla chiesa di Ginevra, alla quale erano devoluti in forza della sentenza di confisca. 1 vassalli ed i livellari vennero in forza dello stessb giudizio sciolti riguardo a lui dal giuramento di fedeltà, che prestarono immediatamente al ve* scovo, ed egli stesso proscritto dall’impero, con facoltà a ciascuno di perseguitare la di lui persona ed i di lui beni. Siccome però questo giudizio non era contraddittorio, il vescovo non passò all’esecuzione, e lasciò ancora al conte il tempo di ricorrere alla mediazione dell’arcivescovo di Vienna per ottenere un nuovo accomodamento. Ciò infatti gli riusciva; ed il prelato, confermando in tutti i suoi punti la sentenza arbitrale che ad Aix avea pronunziata due anni prima, volle lasciare in sospeso l’articolo della soppressione delle nuove costruzioni che il conte aveva aggiunte al suo castello di Ginevra. Guglielmo però si fè giuoco di questo accordo, che avea chiesto, siccome i precedenti, soltanto per guadagnar tempo. Conoscendo la poca autorità dell’imperatore nell’alta Borgogna, e da altra parte credendosi abbastanza forte per far fronte all’ arcivescovo, si mantenne in possesso non solo del proprio titolo ma dei, diritti eziandio che aveva usurpati; locchè tanto più gli riusciva agevole perchè tutti a quell’epoca erano occupati in Europa negli apparecchi di una nuova crociata. Morto poi in questa spedizione nel 1190 l’imperator Federico I, Enrico VI di lui figliuolo e successore perdette di vista gli affari di Ginevra, troppo poco ragguardevoli agli occhi suoi in paragone di quelli che sembrava esigessero tutta la sua attenzione. Le turbolenze che susseguirono la morte di Enrico VI, avvenuta l’anno 1197, inspirarono nuovo coraggio al conte Guglielmo, e valsero a confermarlo nella sua ostinazione. Il vescovo Nantelmo cessò di vivere corrucciato nel i3 febbraio del 1205, senza aver potuto ottenere veruna soddisfazione.