DEI VESCOVI E PRINCIPI DI GINEVRA i5g pei guasti recali alle loro terre; che il conte avrebbe fatta giustizia sopra i monetarli falsi, in seguito agli ordini che riceverebbe dal vescovo ; e finalmente, per racchiudere in poche parole quali fossero i doveri del conte verso il vescovo, fu espressamente detto, che il conte doveva essere un fedele protettore sotto del vescovo: Comes fidelis advo-catus sub episcopo esse debet (Sport., Hist. de Genèv., tom. II, n.° III). Questo accordo fu confermato nel 21 maggio 1157 da papa Adriano IV ad istanza di Arduzio, e sottoscritto poi da dodici cardinali e da Rolando cancelliere della chiesa romana. Per dare più .forza al suo breve, Adriano ne faceva stendere nel giorno medesimo un altro, con cui prendeva sotto la protezione della santa sede la chiesa di Ginevra, confermando quel diploma eh’ ella avea già ottennio nel 1153 dall’ imperator Federico (Sport., Hist. de Gcnèv., tom. II, n.° IV, V). Ricusando poi Amedeo di acconsentire a questi articoli, l’arcivescovo di Vienna, sia in questa sua qualità, sia come legato apostolico, scagliò sulle terre di lui l’interdetto, con minaccia di venirne alla scomunica. Il prelato stesso qualche tempo dopo, avendo citate le parti ad Aix in Savoja, fece si che il conte assentisse di riconoscere il vescovo come unico signor di Ginevra e del suo territorio. Però cosi fatta confessione non valse punto a ristabilire la pace fra loro. Amedeo, per eludere il conte, pretese che non vi si fossero compresi i diritti di regalie, c volle per conseguente esercitare in Ginevra la suprema autorità. Il vescovo allora per distruggere questo cavillo ricorse all’antipapa Vittore, che nell’impero veniva allora riconosciuto come legittimo, ed ottenne da esso un breve del ,i.° aprile 1160, per lo quale dichiarava che le regalie non meno che la signoria appartenevano al solo vescovo di Ginevra, ed imponeva che Amedeo restasse sotto l’interdetto già contro di lui pronunziato dall’arcivescovo di Vienna, finché avess’egli rinunziato alla sua pretensione (Sport., tom. II, n.° VI). Questo breve però, lungi dal vincere l’ostinazione di Amedeo, non valse che ad aguzzarne la mente per venirne a capo del suo proposito: com’egli era amico di Bertoldo IV duca di Zeringen, Io impegnò a chiedere all’imperator Federico, siccome avente l’alto do-