DEI DOGI DI VENEZIA OBELERIO. 8o4- OBELERIO, nominato dagli scrittori francesi Wil-lere o Willcrin, tribuno di Eraclea, fu posto sul trono ducale con magnifica solennità a Malamocco, ove i dogi aveano fissata la lor residenza, ed ottenne per collega BEATO suo fratello. Nel gennaio dell’806, accompagnati da Paolo duca e da Donato vescovo di Zara, deputati della Dalmazia, por-taronsi con presenti ad incbinare Carlomagno a Thion-ville. a Non si sa precisamente, dice Muratori, qual fosse » Paggetto di codesta ambasciata, nè cosa venisse trattato » nelle conferenze; gli storici ci dicono solo che l’impe-» ratore coi dogi e coi deputati fece alcuni regolamenti n che risguardavano i dogi ed i popoli cosi di Venezia » come della Dalmazia » . Questi due popoli erano fra loro in dissensione da alcuni anni, e Pipino re d’Italia, disegnando aggrandirsi, attizzava il fuoco che il padre suo avrebbe voluto estinguere. L* imperator greco, penetrate le viste di Pipino, inviava il patrizio Niceta con una flotta nell’Adriatico, il quale, stabilita con Pipino una tregua fino al mese di agosto, se ne tornò a Costantinopoli in compagnia del doge Beato, che poco stante ripatriava col titolo di console, di cui avevaio onorato l’imperatore Ni-ccforo. Nello stesso anno ottennero i due dogi dal popolo che il fratello minore VALENTINO loro fosse associato. Nell’809 un’ armata navale, sotto il comando di Paolo duca di Zara, giunse sulle coste della Dalmazia, e di là resasi a passare il verno a Venezia, partiva poscia per impadronirsi dell’ isola e della città di Comacchio, situata in riva al mare, al di là del fiume appellato allora il Gran-Po; se non che messa in rotta dalla guarnigione che avea posta Pipino, dovette tornare a Venezia. Codesta sconfitta determinava Paolo ad entrare in trattative con Pipino come se fosse stato inviato appositamente per questo. I dogi poi attraversarono la negoziazione, e di più gli tendevano insidie, sì che egli risolse far vela per Costantinopoli. Nel-l’8io, il re Pipino rendevasi padrone di tutte le isole dei Veneziani, ad eccezione di Rialto. Sigonio dice che Pipino avendo voluto perseguitare i Veneziani fino in questo