DEI RE DI SICILIA 3ig Napoli, colla quale egli riprese, dopo tre mesi di soggiorno, la via di Provenza. Pochi giorni dopo, Alfonso impadro-nivasi del Castello-Capuano e del Castel-Nuovo ; e nel 2.1 giugno posesi in marcia colla sua armata contro Antonio Caldora, il quale nel 28 dello stesso mese, unitosi con Giovanni, fratello del famoso Francesco Sforza, osava presentargli battaglia-, però rimaneva sconfìtto e prigione. Non fini Fanno, che, a riserva di Tropea e di Reggio, tutto il regno di Napoli cadde in potere di Alfonso} principe, dice Muratori, liberale verso gli amici, clemente verso i nemici, c giusto con tutti (Annali d’Italia, toni. IX, pag. ig5, 196', Burigni, lstor. di Sicilia, tom. II, pag. 3oi, 33a). Rimaneva ancora in mezzo all’ Italia un poderoso nemico al re Alfonso, cioè papa Eugenio. Tutti e due seftì-bravano determinati a non voler più alcun accordo. Eugenio minacciava di emettere un solenne giudizio, col quale dichiarare Alfonso decaduto da ogni diritto ai regni di Napoli, di Sicilia, di Corsica e di Sardegna. Alfonso dal canto suo preparavasi a concludere col concilio di Basilea un trattato, pel quale avrebbe abbracciato 1’obbedienza di Felice V, a condizione che questi gli darebbe l’investitura del regno di Napoli con promessa di duecentomila pezze d’oro. Ma Eugenio, vedendo gli affari del re Renato senza speranza, credette, dopo aver meglio riflettuto, che la buona politica richiedesse il suo accomodamento col re d’A-ragora. In tale disposizione nominò suo legato il cardinale Luigi, patriarca d>Aquileja, onde trattare con Alfonso a Napoli. Questo prelato, giunto a Priverno, spediva di là deputati al re d’Aragona per notificargli l'oggetto d'el suo viaggio. Alfonso venne ad incontrarlo fino a Terracina, e, dopo lunghe e vive discussioni, acconsentì con trattato sottoscritto nel 14 giugno i44^, a riconoscere Eugenio per vero papa, a richiamare i suoi sudditi ecclesiastici che allora trovavansi al concilio di Basilea, ed a non soffrire che tre di essi, innalzati al cardinalato da Felice, godessero di tale onore nei di lui stati} prometteva di più, armare sei galere per essere congiunte alla flotta pontificia, destinata a far la guerra ai Turchi. Il legato dal canto suo impc-gnavasi, in nome del pontefice, a riconoscere Alfonso per re di Napoli, a dargli l’investitura del regno, e ad assol-