DEI RE DI NAPOLI 383 mo I, n.° 93) pubblicò Patto di questa vendita, ma con un considerabile errore di data, poiché in luogo dell’anno i343, vi è datato i338. Il pontefice, dopo tale acquisto, non fu difficile ad accordare a Luigi di Taranto il titolo di re. Giovanna, infrattanto, ed il di lei sposo col poco denaro ricevuto dal papa non erano in istato d’imprendere la meditata spedizione. Per vantaggiarsi, recavansi ad implorare l’assistenza degli amici e sudditi loro, ed i soccorsi raccoltine loro servirono a noleggiare dieci galere genovesi. Dietro le notizie ricevute da Nicola Acciaioli, da loro inviato prima d’essi nel regno di Napoli, avea egli ben disposti i baroni napoletani in loro favore, e preso a soldo il duca CSarniero con mila duecento cavalieri da lui comandati, essi imbarcaronsi senza perder tempo sulle galere genovesi, e giunsero sul finir dell’agosto a Napoli, ove furono accolti con grandi onori. Però restava loro a prendere i castelli della città, che arano occupati dagli Ungheresi. Per Sloggiameli, bisognò farne l’assedio; nè vi riuscirono il re e la regina, se non mercè grandi sforzi, col soccorso dei Napoletani, nel principiare del seguente anno. Il re stesso, nel corso di questa spedizione, riuscì ad impadronirsi di Nocera, difesa da valorosa guarnigione. Domenico Gravina, ¡storico, parziale del re d’ Ungheria, racconta varii avvenimenti, che resero memorabile questa guerra, il cui fine fu la conquista della maggior parte del regno di Napoli, di modo che non rimanevano più agli Ungheresi, se non se Manfredonia, Monte-Sant’-Angelo, Ortone, Guiglio-nese, ed alcuni castelli in Calabria con quello di Noux, la cui guarnigione così vigorosa difesa faceva, che i Napoletani non poterono impadronirsene. La perfidia del duca Garniero faceva mancare P impresa. Quest’uomo senza fede, il quale altra legge non aveva che il proprio interesse, era passato al servigio del re d’Ungheria, e, congiuntosi secretamente al viceré Corrado Lupo, fece mancare tutti i disegni del re Luigi di Taranto. Le forze dell’esercito ungherese si accrebbero anco peli’arrivo di Stefano, vaivoda di Transilvania, il quale conduceva un corpo di trecento gentiluomini del suo paese. Gli Ungheresi con tale soccorso ridussero in lor potere Baroli, Trani, Bitonto, Giovenazzo, Molfetta ed altre piazze; ma il più grande vantaggio fu