i/fo CRONOLOGIA STORICA versi vantaggi sui Saraceni, e purgò da essi il paese. Di più, impiegò l’autorità sua onde ristabilire la pace fra i discordi signori, e divise in due eguali porzioni il principato di Benevento, la prima lasciando a Radelgiso, e confermando l’altra, di cui era capitale Salerno, a Siconulfo. Questi due principi giurarono fedeltà a Luigi, e lo riconobbero per loro liberatore e sovrano; ed egli, dopo aYere così gloriosamente terminata codesta spedizione, ripassò le Alpi. Fra i gastaldi ch’egli aveà attribuiti al principato di Salerno era compreso quello di Capua; ma Landone ed i fratelli suoi, dopo la morte di Siconulfo principe di Salerno e di Radelgiso principe di Benevento, non erano per nulla disposti a riconoscere per lor signore alcun altro, e giunsero al punto che, scossa ogni subordinazione, si eressero in despoti nei rispettivi dipartimenti, ponendo in carcere i sudditi e condannandoli a diversi supplizi; di più impiegarono essi contro Pandolfo loro parente varii artificii, sicché riuscirono a togliergli Suessola, di cui era gastaldo, e non contenti d’averlo scacciato di signoria, esercitarono la loro barbarie contro a’ suoi quattro figli, tagliando ad uno. di propria mano la testa, facendo' un altro abbruciar vivo, ed i rimanenti cacciando in esilio, ove miserabilmente finirono. Ora la Provvidenza servivasi dei Saraceni per moderare tanta ferocia. Codesti infedeli, rinchiusi in Bari dal valore di Luigi II, dacché il videro fuori d’Italia,, ricominciarono le loro incursioni. Saccheggiate la Puglia e la Calabria, passarono ne’ principati di Benevento e di Salerno, e vi commisero gli stessi orrori con cui aveano desolato il regno di Napoli. I popoli di queste contrade, spinti agli estremi, si videro costretti ad implorare di nuovo il soccorso del re Luigi, e per ottenerlo gli deputarono sul finire del-l’852 l’abate Bassaccio, vicario di San-Benedetto, e Jacopo abate di San-Vincenzo. Luigi non esitò ad appagarli; ma sceso in Italia, rimase stupito di vedere che in luogo di accorrere a lui, i popoli tenevansi rinchiusi nelle città, e non gli era inviato che Landulfo vescovo di Capua, fratello di Landone, per complimentarlo; c supponendo quindi non bisogno d’aiuto, ma cattiva fede avesserli spinti a chiamarlo fra loro, pensava ritornarsene; senonchè l’interesse della religione ve lo ritenne, e determinollo a proseguire l’impresa.