DEI RE DI SICILIA 3o7 gno, non era fra questi: egli portava le sue vedute più alto. Durante l’interregno, egli avea aspirato al trono, e per riuscirvi erasi posto in capo di sposare la regina, quantunque deforme e molto più vecchio di lei; senonchè avendo osato di farne ad essa la proposizione, ne ricevette tale spregevole risposta: Eh! via, vecchio succido! Furioso per tale affronto, egli assediava la regina in Siracusa, ove ella erasi rifuggita; ma accorso a liberarla Giovanni di Moneada, obbligo il Caprera a ritirarsi, e condusse Bianca a Palermo. Gli ordini dati da Ferdinando ai vicereggenti, infrattanto, erano che tentassero riconciliar la regina col Caprera; questi però prevenne il loro arrivo, conducendo secretamente le sue truppe a Palermo, ove entrava di notte, e inatteso. La regina, cui egli tentava sorprendere, non ebbe che il tempo di levarsi precipitosamente dal letto, e guadagnare una galera, il cui capitano la condusse al porto di Sorrento. Stupefatto ch’ella gli fosse sfuggita, Caprera, si pretende che avesse P insolenza di coricarsi nel di lei letto, dicendo: Se 10 non ho la pernice, avrò almeno il nido. I vicereggenti, arrivati a Palermo, tentarono invano di persuadere Caprera a sottomettersi alla regina; senonchè impadronitisi di lui con astuzia, lo inviarono a Barcellona, ove fu malissimo ricevuto dal re Ferdinando. Caprera, per la ostinazione del suo genio, trovava però il mezzo di riguadagnare in seguito la di lui grazia. La regina Bianca, vedendosi senza potere in Sicilia, dopo l’arrivo dei vicereggenti, ritiravasi in Navarra, presso 11 re suo padre; e fu là che ella sposò, alcuni anni dopo, don Giovanni II, figlio di Ferdinando, a cui portò in dote il regno di Navarra. Fino dal tempo del concilio di Costanza, Ferdinando aveva seguito le parti di Benedetto XIII, ma dopo che questa assemblea ebbelo deposto, egli nulla lasciava intentato per persuaderlo a dare la propria dimissione, e giungea perfino a trasportarsi ammalato com’era a Perpignano, onde vincere la di costui ostinazione: inutilmente però ; e nel ritorno, moriva a Ygnalada in Catalogna nel 2 aprile 1416, all’età sua di quarantatre anni. Il suo amore per la giustizia gli fece dare il soprannome di Giusto ( Vedi il di lui articolo fra i re d’Aragona).