CIÌONOLOGIA SOTOKICA mo desiderio di vederlo principe di Benevento; ma egli riguardò tali discorsi come un vano complimento. Infrat-tanto cercava di procurare un onorevole maritaggio al figlio suo Landulfo, e con tale idea osò chiedere per di lui moglie a Gaimaro, principe di Salerno, sua figlia, promettendo di prestargli i doveri di vassallo, come i propri predecessori aveano praticato; ma la domanda rigettata venia da Gaimaro, così consigliato dai fratelli di Atenulfoj Lan-dulfo e Landone, che egli stesso avea scacciati, e che eransi rifuggiti a Salerno. Jota, moglie di Gaimaro, fu quella che si oppose più risolutamente a tale alleanza, dicendo non essere conveniente confondere il sangue reale con quello di un vassallo. Così ributtato Atenulfo, fece sposare a suo figlio Gemma, nipote del vescovo Atanasio. I Beneventani sempre più disgustavansi di Radelgiso, e raddoppiavano lettere .e istanze ai propri concittadini esiliati a Capua, onde impegnarli a determinare il conte Ate-iiulfo di arrendersi ai lóro voti’; e, com’egli esitava, temente non tristo fine fosse per avere la impresa, tante proteste ed assicurazioni gli davano, che'finalmente egli ponevasi in marcia con gli esiliati, seguito da piccolissimo numero di Capuani. Giunti la notte a Benevento, ne gettarono a terra le porte, ed appena ne furono entrati, che, congiuntisi ad essi i partigiani, marciarono difilati al palazzo di Itndclgiso, e senza incontrare resistenza fecero prigione quel principe. Ora il popolo e la nobiltà, raccoltisi nella chiesa di Santa-Sofia, proclamavano unanimi Atenulfo principe di Benevento, nell’anno di grazia 900 ( Anonimo Salernitano, c. 167, i5B; e cronica Cávense). Ordinati gli affari di Benevento, e confidatone il governo a Pietro di lei vescovo, Atenulfo ritornossene a Capua; ma informato poco dopo che questo prelato teneva pratiche con alcuni faziosi onde farsi riconoscer principe, tornò a Benevento, ne scacciò il vescovo, il quale ritiravasi a Salerno e favorevolmente ne veniva accolto da Gaimaro, fece arrestare i di lui complici, c li condannò alla prigione. Egli non divise i suoi stati, e vi stabilì per tutto la stessa polizia. Ritornato poscia a Capua, vi trasferiva la sede principesca. Però non fu già allora, come credettero alcuni, che questa città ebbe il titolo di principato, quantunque i figli di Atenulfo se ne dices-