DEI RE D’ INGHILTERRA 489 principe oggidì. « Il re, dice Hume, fu molto addolorato « per la sua morte (piando venne a saperlo, e parlò di lui » costantemente nella più onorevole forma, locché prova 51 che le ultime persecuzioni esercitate contra di lui non si erano fondate sulla scoperta di alcune perfìdie e che più aveva luogo il malumore clic la ragione » . Protettore delle lettere da lui sempre con premura coltivate, Wolsey fondò nell’università di Oxford un collegio-ove instituì la prima cattedra di greco che vi sia stata in Inghilterra. Il papa nondimeno eccitato dai cardinali del partito dell’imperatore, nipote della regina Caterina, e suscitato d’altronde da un appello di questa principessa, faceva citare Enrico a comparire dinanzi a lui in persona o mediante procuratore. Determinato di non fare nè l’una nè l’altra cosa , il re si occupò di invalidare in Inghilterra l’autorità del papa. Raccoltosi il parlamento nel 16 gennaio 1531 , entrò ne’ suoi divisamenti e portò la compiacenza sino a dichiarare che il re era il protettore ed il capo supremo della chiesa e del clero d’ Inghilterra. Con ciò fu in qualche guisa rotta l’unione tra il papa e la chiesa Anglicana. Il parlamento che si aprì il i5 gennaio i53a non abolì però del tutto le tasse che venivano esatte in Inghilterra dalla corte di Roma; ma si limitò a moderarle e fermò anzi di presentare un’istanza al re per supplicarlo di non rimandare la regina e di abbandonare la causa del divorzio. Il re peraltro prevenne l’istanza che non ebbe più luogo, e colle sue insinuazioni venne a capo di ricondurre i principali membri dell’assemblea al modo suo di pensare. 11 cancelliere Tommaso Moro prevedendo allora che tutte le mosse del re e del parlamento tendevano a sottrarsi dalla comunione di Roma e ad un’alterazione di religione, rimise i suggelli al re e discese da quel posto eminente con maggior gioia, dice Hume, di quella con cui vi era salito. Enrico benché determinato a non sottomettersi al giudizio del papa, non tralasciò peraltro di spedire a Roma due persone di confidenza in qualità di esecutori che così chiamavansi per fare l’apologia de’motivi che lo impossibilitavano di dare questo attestato di deferenza al sovrano pontefice. Nonostante temendo il risentimento dell’imperatore, di cui la regina di lui zia aveva implorato il soc-