4,.6 CRONOLOGIA STORICA di Winchester, riuscì co’suoi raggiri a soverchiare del Borgo l’anno 123j e a sostituirlo nel ministero, Ma la generale sollevazione che eccitò la violenta condótta di questo prelato astrinse il monarca a licenziarlo in capo a circa diciotto mesi. L’arcivescovo di Cantorbery prese le redini degli allari il i4 gennaio 1233 e le maneggiò saggiamente. Egli repristinò la gran carta, allontanò que’ di Poitou di cui coinponevasi il consiglio del re, non ammettendovi che soli Inglesi. Ma Enrico sposata avendo l’anno 1236 Eleonora figlia di Raimondo Berengario IV conte di Provenza, l’Inghilterra che credevasi liberata dagli stranieri, vide giungere in corte una folla di Provenzali cui il re accarezzò con entusiasmo, ed arricchì colla generosità la più imprudente. La madre di Enrico III erasi rimaritata l’anno 1217 con Ugo conte de la Marche, cui l’aveva tolta il re Giovanni, come si disse, mentre sta'va per ¡sposarla. Questa principessa altiera avendo l’anno 12/fi indotto il suo secondo marito a ricusare 1’ omaggio cui dovea al conte di Poitiers, fratello di san Luigi, su di lui attrasse le armi di questo monarca. Enrico, istigato da sua madre, passò il mare con un esercito per recarsi in soccorso del padri-gno, spedizione che tornò a sua vergogna e a sciagura di quello di cui preso aveva le difese. Il re di Francia dopo parecchi vantaggi riportati sugl’inglesi, li pose allo sbaraglio il 21 luglio 1242 ftella famosa battaglia di Taillebourg. Enrico costretto a fuggire sino a Blaye senza nè mangiare nè dormire, si calcolò ben fortunato alcuni giorni dopo di poter conchiudere col suo vincitore una tregua di cinqu’ anni. Di là recatosi a Bordeaux, passò un anno intero in mezzo alle voluttà, dando continue e brillanti feste alla viscontessa di Bearti, Marta di Bigorre, di cui erasi perdutamente invaghito. Di ritorno in Inghilterra Enrico parve dare qualche attenzione ai disordini che dominavano nel regno. I Provenzali non erano i soli forastici che vi fossero attirati dalla cupidità. Sciami d’italiani erano passati in quest’isola, la più parte dei quali vennero provveduti di benefizii con sì poca discretezza e riguardo alle regole, che uno dì loro di nome Mansel cappellano del re ne possedeva sino a settecento, e che in totalità il prodotto annuo di tutti quelli che godevano gl’italiani,