4.4 CRONOLOGIA STORICA tamente contra di lui co’suoi figli, e disposti a tradirlo, convocò tutti i tumultuosi cui la .licenza delle guerre precedenti aveva resi incapaci di ogni altro mestiere tranne quello di combattere e saccheggiare, e riuscì ad avvezzarli ad un regolare servigio. Stefano prima di Enrico erasi giovato di codeste truppe venali, ma Stefano non avendo saputo disciplinarle, le aveva rese il flagello dell’Inghilterra, come lo erano del (esto d’Europa, ed Enrico le aveva congedate nella sua esaltazione per gratificare al popolo. Egli le riprese quando vide sollevati contra lui il suo popolo e i suoi figli. Queste truppe, il cui servizio nè era richiesto da veruna legge nè limitato da alcun privilegio, furono utilissime per Enrico perchè seppe disciplinarle e pagarle. Erano corpi di avventurieri raccolti da varie nazioni. Chiamavansi comunemente Brabanzoni per essere la più parte presuntivamente del Brabante. Portavano anche altri nomi come uomini di coste e di strade, cioè a dire ladroni che infestavano le spiaggie e le vie ( Gaillard ). Girardo di Cambden, autore contemporaneo, delinea in tal modo il ritratto di Enrico II. Questo principe, die’egli, aveva la testa grossa e rotonda, i capelli di un biondo rosseggiante, l’occhio bene aperto, verdastro traente al rosso e minacciante, colorita la faccia, rauca la voce, petto largo e quadrato, nerboruto il braccio, il corpo carnoso, molto grosso il ventre, la statura mediocre. La sua pinguedine del resto non era frutto nè d’intemperanza nè d’infingardaggine. Non vi fu mai principe più di lui parco e più operoso nelle quasi continue guerre eh’ ebbe a sostenere: era sempre in azione meno poche ore di sonno. Durante la pace non faceva che cambiare occupazione. La caccia n’ era allora una delle sue favorite. La mattina per tempissimo montava a cavallo, correva attraverso le boscaglie inseguendo per monti e valli la salvaggina, e quando ritornava la sera al suo palazzo invece di assidersi per riposare dalle sue fatiche, restava quasi sempre in piedi tanto prima che dopo la cena; lo che incomodava molto i suoi cortigiani che doveano, benché stanchi, rimanersi nella stessa situazione. L’autore parla in seguito delle sue qualità di cuore e di spirito; ma le sue azioni meglio il dipingono di qualunque discorso. (Ved. Luigi il Giovine e